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E sono ormai tre anni. Tutti a scandalizzarsi per le presunte lungaggini che avrebbero fatto scappare la Catalent, ma il vero capolavoro di burocrazia troppo lunga, questo sì all'evidenza dei fatti, è un altro, anche se il caso è caduto ormai nel dimenticatoio. Si tratta del bando per il rilancio dell'area di crisi industriale complessa di Frosinone, procedura gestita da Invitalia per conto del Ministero dello Sviluppo economico e della Regione Lazio. Ebbene a tre anni dalla presentazione delle domande, le risorse, 10 milioni di euro, non sono state ancora assegnate.
RAFFICA DI ESCLUSI
L'ultima graduatoria è stata pubblicata lo scorso aprile e conferma, qualora non si fosse già capito, il mezzo flop del bando. Gli aiuti pubblici agli investimenti, infatti, servivano principalmente a sostenere il reinserimento lavorativo, magari di quelle centinaia di disoccupati che da oltre dieci anni sono appesi ai sussidi tra una mobilità e l'altra.
LA RIPARTIZIONE DEI FONDI
Tra un'esclusione e l'altra si è andati avanti per scorrimento della graduatoria e in base all'ultima, pubblicata nei giorni scorsi, la proposta che risulta prima è quella della Pompeo Turistica srl società collegata alle Terme di Pompeo di Ferentino. Il progetto della Pompeo Turistica prevede circa 4,3 milioni di euro di investimento, una richiesta di contributi pari a 3,2 milioni e 12 nuovi occupati. A seguire c'è la proposta della società agricola Rem Energia srl che si occupa della fabbricazione di prodotti chimici agricoli: l'investimento totale è di 12,4 milioni di euro, 9 i milioni di contributi richiesti e 11 nuovi occupati.
Ma le risorse spettanti a quest'ultima dipendono dall'esito del ricorso pendente presentato dalla società Terme Pompeo srl contro l'esclusione dalla graduatoria. Se la Terme Pompeo srl dovesse essere riammessa avrebbe diritto a circa 2 milioni di euro di contributi, altri circa 3,2 milioni andrebbero alla Pompeo Turistica e il restante dei 10 milioni di euro stanziati andrebbe alla società agricola Rem Energia srl. Ma dopo tre anni, come si è capito, niente può essere dato per sicuro.
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Il Messaggero