Cecchi Gori ancora sconfitto: a Rita Rusic un quadro da 6 milioni

Cecchi Gori ancora sconfitto: a Rita Rusic un quadro da 6 milioni
Dall’amore alla guerra, fino alla disfatta. Si sta rivelando una debacle per Vittorio Cecchi Gori la separazione dall’ex moglie, la bella e volitiva Rita Rusic. Non...

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Dall’amore alla guerra, fino alla disfatta. Si sta rivelando una debacle per Vittorio Cecchi Gori la separazione dall’ex moglie, la bella e volitiva Rita Rusic. Non soltanto l’attico da due milioni di euro con affaccio su Monte Mario, nel cuore della Città Eterna, anche un altro tesoro è stato attribuito a lei da un giudice: un Basquiat da sei milioni di dollari, opera simbolo del geniale graffitista statunitense. Cecchi Gori per riavere il quadro, la tela “Wine of Babylonia” (sparita anni fa dalla casa di cui Rusic è appena diventata unica proprietaria), aveva scomodato la giustizia americana, e la decisione si è rivelata un nuovo autogol. Il giudice Klausner Gary del distretto centrale della California, ha ritenuto tardiva l’istanza presentata per riavere indietro l’opera e ha respinto la richiesta, mettendo la parola fine a un tira e molla che andava avanti dal Duemila. Non che la Rusic abbia mai ammesso di avere lei il dipinto in custodia, un olio su tela che misura più di due metri di altezza e un metro e settanta di larghezza. Ma nel casoil quadro dovesse ricomparire, potrà “sfoggiarlo” a pieno titolo, mentre all’ex marito non resta che la rassegnazione.

 
LA PRIMA CAUSA
Del resto, ci aveva già pensato il Tribunale di Roma a dare una delusione all’ex patron della Fiorentina: aveva trascinato la moglie in causa per appropriazione indebita proprio del Basquiat. Ma gli era andata male, perché secondo il giudice della Capitale, che ha accolto la tesi difensiva del legale di fiducia della donna, l’avvocato Carlo Arnulfo, se anche ci fosse stata un’appropriazione del quadro, sarebbe avvenuta nel periodo di separazione dei due coniugi, nel novembre del 2009, e per questo motivo, visto il numero di anni trascorsi, non si poteva procedere, così che Rusic è stata assolta. Allora Cecchi Gori ha riproposto la questione, stavolta in sede civile e oltreoceano, sostenendo di aver ceduto l’opera alla società G&G società con sede a Los Angeles.

Una cessione che, per l’avvocato Arnulfo, è stata simulata al solo scopo di ottenere un secondo giudizio. «Al centro di questo caso - ha scritto il giudice americano - è il matrimonio di Vittorio Cecchi Gori, famoso filmaker italiano, e Rita Rusic, ex modella e vincitrice di concorsi di bellezza. I due si sono sposati nel 1983 e hanno vissuto insieme in una residenza a Roma». Il giudice annota, poi, in una postilla, che il produttore, con il film “La Vita è bella”, ha ricevuto un Academy Award come miglior film straniero. «Gori ha acquistato il quadro per 330.000 dollari dalla Tony Shafrazi Gallery di New York - è ancora il contenuto della sentenza - Ed entrambe le parti hanno dichiarato che, poco dopo la separazione, la tela è scomparsa da Roma. Solo che ciascuna parte ha offerto una diversa versione dei fatti».

LA PERIZIA

Il Basquiat, valutato da una perizia 6 milioni di euro, era rimasto appeso per anni alla parete del salotto, del loro ormai ex appartamento nel quartiere Prati. Un attico dove l’ex magnate del cinema italiano per ora non può rientrare. Nel tentativo di riprendersi casa (di sua proprietà) l’anno scorso è finito sul registro degli indagati, iscritto per violazione di domicilio. Pensava di poter rientrare tranquillamente a casa per riprenderne possesso, invece la Rusic che vive lì da quindici anni, alternandosi tra Roma e Miami, l’ha denunciato. Fatto sta che il quadro dell’artista americano, entrato negli anni Ottanta nelle grazie di Andy Wahrol, non si sa dove sia finito. Nella lussuosa casa romana di proprietà di Cecchi Gori, vivono i familiari di Rusic, compresi i figli che pare stiano dalla parte della madre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero