È il fiore all’occhiello della politica di distensione fiscale promessa dal premier Matteo Renzi. Ma la dichiarazione dei redditi precompilata, ormai ai nastri di partenza,...
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LE CONSEGUENZE
Gli effetti negativi sull’operazione sono elevati in quanto «sarà inevitabile che in molti casi controversi i Caf rifiuteranno di apporre il proprio timbro sulle dichiarazioni». Canepari esclude che, per fronteggiare i potenziali maggiori rischi finanziari, i 92 Caf attivi in Italia possano rivalersi sui propri 18 milioni di clienti chiedendo tariffe più salate. «Abbiamo suggerito ai nostri associati di lasciare inalterati i prezzi rispetto allo scorso anno e le tariffe dovrebbero aggirarsi intorno ai 25-30 euro per ciascuna dichiarazione». Ma la moral suasion dei vertici rischia di scontrarsi contro la tentazione, sul territorio di regolarsi in maniera diversa. E infatti a Milano, ad esempio, i Caf Acli, tradizionalmente moderati nelle richieste, preparano un tariffario che, per 730 e Unico, viaggia tra 55 e 60 euro. Anche se dimezzato in caso di dichiarazioni con redditi inferiori a 12 mila euro. Insomma, il rischio di un salasso esiste eccome.
A questi problemi se ne aggiungono anche altri. Sul calcolo del nuovo Isee (che serve per accedere a una serie di sconti fiscali che vanno dalle tasse universitarie alle detrazioni per i figli a carico), ha segnalato ancora la consulta dei Caf, ci sono problemi attuativi «visto che siamo partiti in corsa e non c’è stata una sperimentazione» ha segnalato ancora il coordinatore Valerio Canepari. Il quale ha messo in evidenza che «le banche non sono ancora pronte a fornirci i dati finanziari, quelli sui conti correnti e sulla giacenza media: ci sono processi complicatissimi per averli e non essendo ancora disponibile un accesso informatico, queste informazioni vengono ancora in buona parte autocertificate». I Caf riscontrano notevoli difficoltà anche per quanto riguarda i dati del catasto. «Non è ancora aggiornato - ha detto Canepari - noi abbiamo dati più aggiornati che inseriamo manualmente e che poi sono difformi da quelli che ci fornisce il catasto stesso». Oggi le banche dati «sono un elemento fondamentale ma è difficile governarle nel tempo. Perciò bisogna costruire politiche di accesso e gestione più efficienti».
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Il Messaggero