L'accordo per cercare di evitare la Brexit si trova, ma che fatica! La speranza di Matteo Renzi di poter chiudere rapidamente il dossier si era infranto la precedente notte....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL TUNNEL Cameron, per vincere le elezioni e sperare di poterlo fare ancora, con la promessa di indire un referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nella Ue si è cacciato in un tunnel dal quale per uscire ha avuto bisogno proprio della tanto contestata Europa. Malgrado le emergenze dell'Unione siano altre - a cominciare dal problema dei migranti rinviato ancora una volta - la due giorni di Consiglio europeo è stata impegnata per costruire una soluzione che dovrebbe permettere all'attuale governo inglese di avere gli argomenti per poter vincere il referendum di giugno e battere il principale leader dell'opposizione euroscettica Nigel Farage. «Abbiamo fatto dei passi indietro, sono meno ottimista di questa mattina», aveva sostenuto Renzi alle due di notte di giovedì lasciando il palazzone di Justus Lipsius dopo ore di infruttuosa discussione o di "teatro", come lo ha definito - a consiglio concluso - il presidente della Lituania Dalia Grybauskaite.
Nella notte lavorano le decine di sherpa che Cameron ha portato da Londra. Le prime ore della mattina vengono impiegate per chiudere il capitolo migranti tranquillizzando la Grecia che teme la chiusura della frontiera macedone. Renzi ci era andato pesante la sera prima con i paesi dell'Est Europa minacciando il taglio dei fondi strutturali. «La solidarietà non significa solo prendere - aveva detto - ma anche dare». «Non accettiamo ricatti», hanno replicato polacchi e ungheresi mentre il resto dei leader europei ha continuato a dare ragione al premier italiano.
CLIMA PESANTE Quando i lavori riprendono per discutere di Brexit, il clima si fa pesante tra i Ventotto e stride con il sole che filtra dalle finestre. Il nodo principale sul quale si impantanano le trattative riguarda lo status economico e finanziario del Regno Unito rispetto al resto dell'eurozona. Gli inglesi sono fuori dalla moneta unica ma soffrono le alleanze sempre più strette che l'Europa costruisce sul fronte finanziario e bancario. L'Italia, insieme alla Francia, alla Germania e al Belgio contestano l'eventuale creazione di un mercato di capitali con regole diverse e, soprattutto, negano a Londra il potere di potersi sottrarre autonomamente dalla clausola prevista dai trattati o di porre addirittura il veto. Il rischio per il nostro sistema bancario, e non solo, sarebbe enorme e ancora più alta l'incognita sui fondi sovrani e il debito pubblico.
Niente status speciale per la City, quindi, e nessun potere di veto inglese all'avanzare del processo di integrazione economica e finanziaria.
Il Messaggero