Gli appalti dell’Inail nel mirino di Anac: denuncia in procura

Gli appalti dell’Inail nel mirino di Anac: denuncia in procura
Quasi novecento contratti regolarizzati solo nel corso dell’ispezione, affidamenti diretti per praticamente tutti gli investimenti informatici. E un totale di 400milioni di...

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Quasi novecento contratti regolarizzati solo nel corso dell’ispezione, affidamenti diretti per praticamente tutti gli investimenti informatici. E un totale di 400milioni di euro in tre anni, circa la metà del totale, spesi con procedure negoziate, evitando dunque vere e proprie gare aperte. Sono tanti gli aspetti della gestione di Inail nel triennio 2013-2015 che non convincono Anac e hanno spinto l’autorità guidata da Raffaele Cantone, dopo un contenzioso durato quasi due anni, a segnalare i punti oscuri alla procura di Roma, che ha già aperto un fascicolo di indagine, alla corte dei conti e ai ministeri competenti (Lavoro ed Economia). L’attenzione di Anac si è concentrata soprattutto su 20 appalti per i servizi informatici, anche se il campione analizzato è di 104 affidamenti. E nella maggioranza dei casi, scrive Anac, i contratti sono stati fatti con poca chiarezza sulle valutazioni iniziali, e documenti conclusivi «assenti o carenti».


GLI 855 CONTRATTI
Sarà la procura a chiarire, ad esempio, il caso dei quasi novecento contratti che al momento dell’arrivo degli ispettori di Cantone risultavano «non perfezionati». Dal 2010 la legge prevede che ogni contratto pubblico, grande o piccolo che sia, debba essere provvisto di un codice, il Cig che permette di tracciare il pagamento e collegarlo alla procedura di gara fatta. Ad agosto di un anno fa, negli archivi di Inail ce n’erano 855 privi di Cig, anche se nel corso dell’ispezione la maggior parte (771) sono stati registrati e il resto annullati. Se tutto sia stato regolare, a questo punto, sarà la magistratura ordinaria e contabile a dirlo.

IL CASO CONSULENTI
Dei 104 contratti che Anac ha valutato nel merito, 20 - i più consistenti economicamente per un totale di circa 44 milioni di euro - sono dedicati a procedure informatiche. Tra tutte è l’affidamento alla società Gartner Italia di una sorta di servizio di consulenza a lasciare maggiormente interdetti gli ispettori. La società lavora con Inail dal 1996 senza mai aver partecipato ad una gara europea. Dal 2013 al 2015 ha avuto un affidamento per «consulenza strategica» spezzato in tre tronconi, per un totale di 2 milioni di euro. In sintesi, la società assiste Inail nella scelta dei prodotti informatici di avanguardia e aggiorna costantemente gli esperti dell’Istituto tramite propri consulenti. Peccato, dice Anac, che «l’Istituto aveva l’obbligo di chiarire, nella determina a contrarre, risultata assente in tutti i casi, i criteri che sarebbero stati utilizzati per l’individuazione delle aziende da invitare». Tra l’altro non è neppure ben spiegato quanto questa consulenza di Gartner sia stata effettivamente utile: «Non appariva in modo evidente, da parte dell’Inail - scrive Anac - l’effettuazione di un’analisi interna sui reali fabbisogni nonché del proficuo utilizzo del servizio, con riferimento al numero di licenze da attivare».

LE ALTRE GARE

Ci sono, poi, altri 42 milioni di euro di appalti per servizi informatici tutti da chiarire. Incarichi che vanno dall’acquisto di software alla manutenzione di computer o di licenze opensource. Per tutti, le accusa dell’Anticorruzione sono le stesse: «Carenza di motivazione nelle determine di affidamento del servizio tramite procedure negoziate senza bando», mancanza di verbali che attestino quando e come il contratto è entrato in esecuzione e «assenza dei certificati di verfica di regolare esecuzione», oltre alla mancanza dei documenti che spiegano quando come e perché si sia deciso di affidare un dato incarico ad una certa società (in gergo, «assenza delle determine a contrarre»). Complessivamente, nonostante le tante controdeduzioni inviate da Inail, i problemi restano parecchi, tanto che Raffaele Cantone nel concludere la relazione ha evidenziato un totale di sei punti critici, dalla «imprecisione dei dati inseriti nel sistema informatico per la tracciabilità dei contratti», alle «carenze nello svolgimento delle attività volte ad accertare la regolare esecuzione dei contratti». Il lavoro della magistratura potrebbe scoprire anche altri problemi.

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Il Messaggero