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Disoccupati e incensurati, apparentemente anonimi e dunque perfetti nel ruolo di insospettabili. Ad Alessio Antonacci e Stefano Carocci, entrambi originari della provincia di Latina, il gruppo di mafia di Partinico facente capo ai fratelli Guida, Raffaele e Gioacchino, e diretto anche dai siciliani Massimo Ferrara e Angelo Cucinella, era stato affidato il compito di trasportare le partite di droga destinate a rifornire le piazze di spaccio ramificate tra le province di Trapani e Palermo.
E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta che ha portato la Dda di Palermo a ricostruire le dinamiche criminali di cinque diversi gruppi operanti nell'area occidentale della Sicilia. I primi sospetti sui due corrieri pontini cominciano a prendere corpo nel 2019, quando entrambi vengono fermati in auto a distanza di pochi giorni e sorpresi con ingenti somme di denaro.
CAROCCI E LE ARMI
Oltre un anno più tardi Stefano Carocci viene arrestato ancora, ma per un episodio a quanto pare non legato ai rapporti con i clan di mafia siciliani, per il possesso di un arsenale in auto: tre pistole cariche di cui due con silenziatore e una con colpo in canna. Le lunghe pagine di ordinanza cautelare scaturite dall'operazione Gordio e dall'operazione Parsiniqua rivelano dunque le strategie di gestione dei fiorenti traffici per la Sicilia occidentale, nella logica di un'equa spartizione del territorio. Nella provincia di Trapani operavano i referenti del gruppo Guida così come nella città di Palermo, nel resto della provincia di Palermo invece i sodali del gruppo Casarubbia- Vitale. La cocaina arrivava dal basso Lazio, attraverso i corrieri pontini, e dalla Campania. La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala scrive il gip Lirio Conti - ha evitato l'esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni punitive ed atti incendiari riconducibili all'uno o all'altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore».
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Il Messaggero