Stellantis, Tavares: «Pronti a competere con i colossi tech. Il piano? Non siamo in crisi e ci prendiamo il tempo necessario»

Carlos Tavares, ceo di Stellantis
ROMA - «Stellantis è pronta a battersi, ma è ora che il mondo, soprattutto l’Europa e gli Stati Uniti, smettano di guardare ai grandi gruppi che hanno...

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ROMA - «Stellantis è pronta a battersi, ma è ora che il mondo, soprattutto l’Europa e gli Stati Uniti, smettano di guardare ai grandi gruppi che hanno fatto la storia dell’ auto con occhi diversi rispetto ai nuovi giganti tecnologici», dice - in un’intervista al Sole 24 Ore - Carlo Tavares, ceo di Stellantis, che ieri ha presentato i conti 2020 e delle stime sul 2021. Parlando dell’approccio del gruppo al mercato, sottolinea che «occorre partire dalle persone, da quello che cercano. La pandemia ha confermato il valore inestimabile di elementi come la libertà di movimento e la sicurezza, che guideranno sempre di più le scelte di acquisto. Anche nel mercato dell’ auto vincerà chi saprà soddisfarle al meglio». Si procederà, spiega, con «gruppi di lavoro strategici, ascolteremo ciò che proporranno, poi convergeremo sulle diverse azioni.

Quindi posso stimare che tutto questo lavoro avverrà tra aprile e settembre/ottobre» e «saremo probabilmente pronti per la fine del 2021 o forse 2022»: «non siamo in crisi e ci prendiamo il tempo necessario». Tesla? «Sento un profondo rispetto, non sono un negazionista né mi piace minimizzare. Tesla è un competitor, e noi cercheremo di fare meglio sapendo che possiamo riuscirci. Ma per il risultato sarà decisivo il contesto in cui avviene la gara», afferma. Pensa che cinque stabilimenti produttivi in Italia siano sostenibili? «Penso di sì - risponde -, e lo abbiamo già detto. Quando ho preso il timone di Psa nel 2014 non ho chiuso stabilimenti, e il motivo è che credo nelle persone. L’unica cosa vera che possiamo dire alla nostra gente è che se esprimono eccellenza saranno tutelati. E non vedo perché non dovremmo trovare in Italia il cervello giusto, lo spirito giusto e il contributo giusto». 

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Il Messaggero