Sema, show a Las Vegas: le auto normali diventano bolidi da corsa

In questa fiera le case costruttrici hanno presentato versioni elaborate di modelli di serie già presenti sul mercato. Auto modificate in ogni parte, con un look davvero fuori dal comune.
LAS VEGAS – A Las Vegas ci sono due tipi di leve e di rumore: quelle delle slot machine, aspettando quel famoso tintinnio, e quelle del cambio delle rombanti automobili...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LAS VEGAS – A Las Vegas ci sono due tipi di leve e di rumore: quelle delle slot machine, aspettando quel famoso tintinnio, e quelle del cambio delle rombanti automobili elaborate in mostra allo Special Equipment Market Association, meglio conosciuto come Sema e, di fatto, la più grande rassegna mondiale del tuning, un settore da 36 miliardi di dollari all’anno che porta nella “Sin City” ben 140mila operatori facendone la capitale indiscussa non solo del gioco d’azzardo e dell’elettronica di consumo – qui si tiene anche il Ces – ma anche delle parti per modificare e personalizzare l’automobile.


Una fiera attiva dal 1967 che non ospita solo piccole aziende specializzate, ma anche le case automobilistiche che da sempre negli Usa puntano a questo business. Tra queste non potevano mancare Fiat Chrysler Automobile e Mopar, una parola che ne abbrevia due ben più chiare (motor parts) e da un po’ di tempo è diventato un marchio globale, presente anche da noi con la stessa missione: fare di un’automobile qualsiasi un pezzo unico. E se la legislazione italiana non consente di andare oltre le modifiche estetiche, in nessun luogo come dall’altra parte dell’Atlantico si può giocare su ogni singolo bullone, così che un fatto tecnico e commerciale alimenta il marketing del prodotto e la sua immagine.

È così che le auto più normali diventano bolidi da corsa, oppure accade il contrario: le auto da pista assomigliano alle auto normali: accade ad esempio con la Nascar e nelle corse dei dragster dove Mopar ha vinto ben 5 titoli nelle categorie Pro Stock e Funny Car nel corso degli ultimi 4 anni con qualcosa che assomiglia alla Dodge Dart, ma che può fare i 350 all’ora in meno di 7 secondi. E se i dragster avessero la trazione integrale potrebbero fare ancora meglio. Ora può averla anche una muscle car: la Dodge Challenger GT AWD concept dimostra che basta un kit, senza naturalmente tralasciare di cambiare cerchi, assetto e carrozzeria, ma anche interni e motore fornendo al V8 Hemi 5.7 altri 75 cv 60 Nm con una voce degna di tante vitamine.

Ce n’è per altri modelli come la Charger e le Chrysler 300 e 200, ma anche per altri presenti negli italici listini come la 500X, presente al Sema con due varianti costruiti con gli oltre 100 accessori presenti nel catalogo Mopar: la 500X Chicane dedicata ai paesaggi urbani, la 500X Mobe ai kitesurfer. C’era anche la Jeep Wrangler Red Rock concept, ultimo degli oltre 50 allestimenti che il marchio americano dei fuoristrada ha dedicato al Sema dal 2002 ad oggi. La Red Rock sa di offoroad duro e di roccia rossa, di quella che ogni fuoristradista sogna.


E, visto che di immaginazione e di tradizione si parla, l’immaginazione di Mopar non poteva non toccare i veicoli commerciali e, anche se il marchio è americano, roba italiana è, perché il ProMaster e il ProMaster City altri non sono che il Ducato e il Doblò sotto spoglie ancora più mentite dopo la cura Mopar. Ecco allora il ProMaster City DiveMaster, tagliato per chi fa sub, e il ProMaster DragMaster per chi ha bisogno di un furgone d’appoggio per il proprio dragster. Rigorosamente marchiato Dodge, ovviamente.

  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero