Fiat, a Melfi su 700 nuovi assunti finora si sono dimessi in otto

Operai Fiat al lavoro
Finora nello stabilimento Fiat di Melfi sono state effettuate 700 delle 1.000 assunzioni annunciate a gennaio da Sergio Marchionne e finora sono state registrate 8 rinunce. ...

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Finora nello stabilimento Fiat di Melfi sono state effettuate 700 delle 1.000 assunzioni annunciate a gennaio da Sergio Marchionne e finora sono state registrate 8 rinunce.

Le cifre sono state diffuse oggi dalla Fim-Cisl che ha smentito che le dimissioni siano state 20 o 80 come hanno scritto alcuni giornali. «Tra i 700 lavoratori già assunti a Melfi molti sono laureati. Hanno rinunciato solo in 8 per motivi personali», ha dichiarato Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim.

La notizia arriva nel pieno della trattativa fra azienda e sindacati destinata ad affrontare l'aumento del lavoro della fabbrica che produce due modelli di successo, la Jeep Renegade e la Fiat 500X. Trattativa che la Fiat conduce su due tavoli separati, da una parte i sindacati firmatari (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Quadri) e dall'altra la Fiom.

Fiom che nei giorni scorsi ha sospeso gli scioperi proclamati contro gli straordinari e ha tenuto assemblee durante le quali ha parlato di ritmi di lavoro insostenibili e del possibile spostamento a Torino della produzione del terzo modello assegnato a Melfi: la Punto.

Fiat però ha smentito spiegando che, per problemi di manutenzione, lo stabilimento piemontese di Mirafiori produrrà per un certo periodo solo gli stampi dell'utilitaria che poi saranno trasferiti a Melfi dove resta il montaggio della vettura.

Le polemiche su Melfi sono strettamente legate al rilancio della fabbrica lucana. Si tratta del primo stabilimento di queste dimensioni dove le linee di montaggio sono state progettate da ingegneri assieme a gruppi di operai e dove la fatica viene rigidamente controllata e distribuita da un sistema computerizzato che si chiama Ergo-Uas. Novità che conoscono in pochi per cui spesso la fabrica viene raccontata come se fosse ancora uno stabilimento del '900 mentre ormai la vecchia chiave inglese e l'avvitatore convivono fianco a fianco con i computer.

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Il Messaggero