I cinesi puntano Fca, pronta la trattativa. Il titolo vola in borsa

La sede della Fca ad Auburn Hills
Dopo la Pirelli, l'Inter e il Milan, un altro gioiello del made in Italy sembra sia finito sotto i riflettori del potente capitalismo cinese. Secondo Automotive News, sempre...

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Dopo la Pirelli, l'Inter e il Milan, un altro gioiello del made in Italy sembra sia finito sotto i riflettori del potente capitalismo cinese. Secondo Automotive News, sempre molto informato sui movimenti dell'industria automotive ed in particolare su quanto accade a Detroit e dintorni, alcuni costruttori automobilistici dell'ex Celeste Impero hanno messo gli occhi sul gruppo italo-americano guidato da Sergio Marchionne, un gigante con sede in Olanda, ma controllato dalla Exor della famiglia Agnelli e con importati attività industriali soprattutto in Nord America e in Italia.


Tutti i diretti interessati (i vertici di Fiat Chrysler e le aziende cinesi potenzialmente coinvolte) si sono rifiutati di commentare, ma i mercati hanno apprezzato i rumors e il titolo Fca è schizzato guadagnando a Milano l'8,15% e trainando anche le azioni di Exor (+4,2), Ferrari (+3%), Cnh (+1,3%) e l'intero indice di Piazza Affari (+1,7%). A fine contrattazioni il titolo di Fca ha chiuso a 10,62 euro, il massimo dell'ultimo quadrimestre ed anche a Wall Street si è rafforzato di oltre l'8%, raggiungendo i 12,6 dollari. Valori però ancora lontani da quelli ipotizzati da numerosi analisti alcuni dei quali danno come target price una cifra vicina ai 20 euro.

LE JEEP IN CINA
Sergio Marchionne grande esperto di finanza ha ribadito più volte che «i mercati hanno sempre ragione» e che spetta ai manager far emergere il valore delle aziende. In questo caso, però, anche lui potrebbe aver ritenuto l'attuale valutazione del gruppo che guida troppo bassa.

Secondo Automotive News, infatti, fra i vertici dell'asse Torino-Auburn Hill e alcune aziende cinesi ci sarebbero stati più che dialoghi e incontri, qualcuna si sarebbe impegnata nella due-diligence ed una in particolare avrebbe formulato un'offerta d'acquisto ad un valore di poco superiore a quello attuale (la capitalizzazione ieri è tornata sopra i 16 miliardi). Offerta prontamente rispedita al mittente perché non ritenuta adeguata. Secondo il media americano una delegazione di Fca recentemente avrebbe fatto visita alla Great Wall Motor in Oriente e rappresentanti del grande gruppo automobilistico cinese si sarebbero recati ad Auburn Hills.

Le indiscrezioni non chiariscono però con precisione quale costruttore avrebbe formulato la richiesta di acquisto citando fra gli interessati anche Dongfeng, Geely, e Gac, quest'ultimo già partner di Fca per la produzione in Cina di cinque modelli del gruppo, le Fiat Ottimo e Viaggio e tre Jeep fra cui la compatta Renegade. Dongfeng è già nel capitale di PSA, al pari della famiglia Peugeot e dello stato francese, Geely ha fatto un eccellente lavoro da azionista dopo aver rilevato Volvo dalla Ford spingendo l'azienda svedese su livelli mai raggiunti in precedenza. In realtà lo scenario dipinto da AN non è affatto un fulmine a ciel sereno.

A parte il banale «tutti parlano con tutti», non sono affatto rari scambi di visite ai quartier generali fra esponenti di aziende anche concorrenti. In particolare Sergio Marchionne è il manager del settore che più si è speso per la filosofia del consolidamento, una via quasi indispensabile secondo lui per rafforzare le aziende, esaltare le sinergie e, soprattutto, diluire gli ingenti investimenti che richiede il comparto e la mobilità del futuro ormai alle porte con le rivoluzioni dell'elettrificazione e della guida autonoma.


I cinesi, in questo caso, non avrebbero tecnologia e produzione da mettere sul tavolo, ma potrebbero essere molto utili per il loro gigantesco mercato e per il capitale. Le voci parlano di proposta di acquisto, ma potrebbe nascere anche una joint venture pronta a tirare a bordo altri protagonisti. Dall'operazione, infine, potrebbero essere escluse con un precedente spin off Maserati e Alfa Romeo, i brand premium più legati all'Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero