ROMA - Per la mobilità elettrica ci vogliono le auto, le colonnine e le istituzioni. La ricetta è apparentemente semplice, ma per anni c'è stato un...
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Le auto elettriche hanno prestazioni sempre superiori, costi sempre più abbordabili e autonomie che, nei casi migliori, superano i 500 km e, in attesa che anche da noi le cose si smuovano, in molti paesi si moltiplicano le iniziative statali a supporto della diffusione delle auto alimentate a batteria, non ultime quelle economiche, come gli incentivi. Il caso più eclatante è in Germania dove il governo ha recentemente annunciato un piano da un miliardo di euro per offrire un bonus di 4mila auto a macchina, con l'obiettivo di mettere in strada un milione di auto elettriche entro il 2020. L'origine e l'entità di un tale piano non potrà lasciare indifferenti anche gli altri paesi dell'Unione Europea. Tra questi c'è anche l'Italia che può recitare un ruolo fondamentale, non solo per le dimensioni del suo mercato, ma anche attraverso l'Enel.
Il gigante dell'energia porta infatti in dote una quota di rinnovabile prodotta di oltre il 40%, una già invidiabile esperienza con vari partner automotive e un tasso di innovazione unico tanto da essere inclusa da Fortune al quinto posto nella lista Change of the World, unica del settore energia, unica italiana. Questo patrimonio riguarda anche la distribuzione dell'energia alle auto, il cui vertice è rappresentato dal V2G. «Il V2G afferma Ernesto Ciorra, membro del Cda di Enel ha un significato importante: è trasformare i clienti utilizzatori di auto elettriche in produttori di servizi di bilanciamento delle rete. Questo vuol dire per loro almeno mille euro all'anno e più convenienza per scegliere l'auto elettrica. Loro guadagnano, la vita è più semplice e l'ambiente migliora».
Ma cosa chiede Enel al legislatore? «Io non chiedo niente prosegue il direttore per le funzioni Innovazione e Sostenibilità di Enel anzi mi metto a disposizione: con Fondazione Enel stiamo facendo uno studio con il Politecnico di Milano che mettiamo a disposizione del paese e a tutti i costruttori offriamo il know-how per la ricarica e quello necessario per rendere le loro auto compatibili con il V2G». Quanto agli incentivi, Ciorra ha idee chiare «Se la Germania lancia un piano e l'Italia invece no, proprio mentre si parla di non alterare i meccanismi competitivi all'interno dell'Unione Europea, la nostra industria rischia di rimanere indietro. La prima cosa sarebbe far pagare l'energia per la ricarica come quella domestica. Il regolatore ne è consapevole e spero che il governo faccia quello che ha promesso. Sono molto fiducioso».
Il Messaggero