MILANO - È stato lo stesso amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, dicendo di «numeri bassi non se ne erano mai visti», a tracciare l'identikit di un mercato...
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Crollo senza fine. La cause, oltre al perdurare di una crisi che sembra irreversibile, sono da ricercare in alcuni eventi che hanno caratterizzato proprio il mese delle vacanze e che «non si sono limitati - sottolinea con amara ironia il presidente dell'Unrae Jacques Bousquet - agli anticicloni africani: l’aumento a sorpresa di 0,51 centesimi di euro del prezzo dei carburanti prima di Ferragosto, lo sforamento della benzina sopra i 2 euro nel periodo del rientro dalle ferie estive e, infine, l'ammissione del ministero delle Infrastrutture e Trasporti che nel «Conto nazionale» indica che il principale problema dell’auto oggi è nei costi di mantenimento, più che raddoppiati negli ultimi 20 anni e arrivati a pesare - secondo il Codacons - più di 4.000 euro all'anno». Il tutto, conclude, senza che «tra i 150 tavoli della crisi che impegnano il Governo ce ne sia uno che si occupi seriamente della filiera dell’auto».
Pochi sorrisi. Si contano, è non è un modo di dire ma la cifra esatta, sulle dita di una mano le marche che nell'arco dei primi 8 mesi possono vantare una crescita. Si tratta di Dacia, marca low cost per eccellenza (e non è un caso), delle coreane Hyundai e Kia (quest'ultima protagonista di un eclatante +47,7%) e della Chevrolet, che nel nostro Paese deve le sue fortune (+5,8%) soprattutto a modelli del «ramo coreano» rappresentato dalla ex Daewoo. Tra i marchi premium, l'unico che continua ad andare controcorrente al traino dello straordinario successo dell'Evoque è Land Rover, che ha archiviato un significativo +44,1%.
Tante lacrime. Per tutti gli altri, il mercato continua a essere un'autentica via crucis quale per consolarsi basta perdere meno della media del mercato, migliorando così - in questa corsa al ribasso - la propria quota di mercato: negli 8 mesi, è il caso dei Peugeot e Citroën, di Volkswagen e Audi, degli altri marchi premium BMW e Mercedes (con i brand collegati Mini e Smart, di Lancia/Chrysler e Jeep/Dodge piuttosto che della Dodge, mentre la Fiat archivia i primi due quadrimestri con un calo perfettamente allineato a quello del mercato.
W l'America. A consolare Marchionne, che comunque sottolinea come la situazione sia in linea con le aspettative, pensano le notizie che arrivano dall'altra parte dell'Atlantico, con gli USA e il Brasile che stanno andando alla grande. Nel più importante mercato sudamericano, in particolare, Fiat Automoveis ha battuto il record di produzione e vendite in 36 anni di presenza, registrando in agosto piú di 98.000 immatricolazioni. La marca italiana si è confermata leader del mercato brasiliano, con il 24,2% di quota in un mese che, con oltre 400.000 immatricolazioni, ha stabilito il record storico per l'industria automobilistica brasiliana. Il comunicato dell'azienda sottolinea l'efficacia delle misure di stimolo all'economia varate dal Governo brasiliano che sta adottando una vigorosa politica per combattere gli effetti della recessione internazionale sulla sua economia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero