MELFI - Riparte fabbrica Italia. Non è il piano Fiat del 2010 ritirato oltre un anno fa e del quale Marchionne non vuole più sentir parlare. È il nuovo corso del Lingotto,...
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Oltre l'Europa. Le due novità nasceranno dalla piattaforma Small Wide, una delle tre sulle quali si baserà gran parte della produzione dell’alleanza Torino-Detroit. Entrambe faranno parte della tipologia Suv-Crossover, in grande crescita in tutto il mondo e soprattutto una di quelle che tiene meglio nel mercato europeo in grande difficoltà. La Fiat sarà la 500X, un’ulteriore evoluzione della celebre famiglia che andrà a presidiare l’area del tempo libero e della sportività. La Jeep, invece, sarà perfettamente in linea con il Dna del brand Usa di cui diventerà il modello più piccolo della gamma. «Come tutti i modelli Jeep - ha proseguito Marchionne - sarà venduto in tutti i continenti e, fino a che la capacità installata sarà disponibile, verrà prodotto solo a Melfi».
La svolta premium. L’ad del Lingotto evidenzia il nuovo approccio reso possibile solo dalla scelta coraggiosa di entrare in Chrysler e da quella altrettanto audace di ritardare o addirittura annullare gli investimenti sui modelli di massa per virare verso prodotti premium che garantiscono più fatturato e più redditività e, soprattutto, risentono meno del calo delle vendite. «Il motivo per cui oggi possiamo intraprendere questa strada - sottolineato il manager - è perché l’unione con Chrysler ci ha reso una realtà industriale profondamente diversa rispetto a 3 anni fa. Fiat si è aperta all’estero, in maniera fondamentale e irreversibile, oggi possiamo contare su mercati che ci erano preclusi e sui quali invece ora abbiano grandi opportunità. Non guardiamo più solo in Europa, ma anche fuori dall’Europa e sono proprio quelle realtà che in questa fase rendono la nostra azienda forte e strutturata».
L'ora del rilancio. Marchionne ha confermato che il quinto anno di fila di mercato europeo in calo porterà Fiat a perdere nel 2012 circa 700 milioni dalle attività nel Continente. Nonostante questo il Gruppo avrà un utile della gestione ordinaria di 3,8 miliardi di euro e un utile netto superiore a 1,2 miliardi: «Ma non si può continuare a perdere, bisogna fare delle scelte anche coraggiose. Quando ci siamo fatti da parte rifiutando di investire in piani suicidi e di non partecipare alla guerra dei prezzi è stata una scelta, ora è il momento di ripartire. Le nostre competenze e la nostra tradizione ci consentono di inserirci nelle fasce delle vetture di prestigio, è questa la nostra sfida e il rilancio di Melfi è solo il primo passo». Il manager ha annunciato che entro il 2016 negli impianti italiani arriveranno 17 modelli completamente nuovi e ci saranno 7 aggiornamenti di prodotto significativi: «Già nei prossimi 24 mesi la produzione aumenterà in modo significativo e nel giro di 3-4 anni vogliamo dare pieno impiego a tutti i nostri lavoratori raggiungendo finalmente il pareggio anche in Italia e in Europa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero