Capelli e Vallelunga: il passaporto per la gloria: le vittorie al Trofeo Giunti e al GP Roma

Ivan Capelli dopo una vittoria a vallelunga in F3000
A Vallelunga Ivan Capelli ha vinto almeno due delle gare più importanti della sua carriera, che poi ha avuto sbocco in F1: il Trofeo Giunti del 1983 e il Gran Premio Roma...

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A Vallelunga Ivan Capelli ha vinto almeno due delle gare più importanti della sua carriera, che poi ha avuto sbocco in F1: il Trofeo Giunti del 1983 e il Gran Premio Roma del 1986, che in entrambi i casi hanno significato il passaporto per il titolo italiano di F3 e il Campionato Internazionale F3000. Il pilota milanese continua a frequentare abitualmente il “Piero Taruffi” sia come pilota nelle più svariate categorie sia come tester.


«Vallelunga l’ho scoperta nel 1981, quando sono venuto qui a fare il primo corso federale, che era un’impostazione di scuola nata per dare modo a noi giovani di poterci esprimere e soprattutto di imparare in fretta quelli che erano i segreti del mondo delle corse. Per cui in quel momento ho scoperto Vallelunga e tra virgolette me ne sono innamorato perché Vallelunga è quel circuito non particolarmente veloce che ha in sé tutte le condizioni tecniche per poter capire se un pilota ha la stoffa o meno, perché ogni punto, ogni curva ha una sua criticità e se la interpreti bene fai il tempo, se soltanto ne sbagli una, lasci qualcosa da qualche parte. Dal punto di vista tecnico la pista mi è sempre piaciuta, è sempre stata una sfida non soltanto per poter andare più forte degli altri, ma per poter imparare, nel poter ogni giro sapere di aver fatto qualcosa in più: per questo è la pista perfetta».

«A Vallelunga ho corso con tutti i tipi di vettura: formula, turismo, addirittura F1 sul finire degli anni ottanta con la Leyton House, ultimamente con le vetture di serie piuttosto che GT, per cui l’ho scoperta anche con una macchina che vinse il Campionato Italiano F3 nel 1984, e una macchina del 1963 che aveva la mia età, una De Sanctis con cui ho girato sul circuito corto. Insomma l’ho vissuta in lungo e in largo».

«Vallelunga si è poi adeguata a quelli che sono i tempi moderni, con le strutture e tutto ciò che ne consegue, con il Centro Guida Sicura, le facilities all’esterno. Trovo che sia un punto di riferimento per l’automobilismo e il motorismo, non soltanto italiano, ma anche europeo, perché tanti team a livello internazionale vengono qui per testare a fondo tecnicamente i loro mezzi.Vallelunga è un punto ben marcato, non soltanto nella storia passata, ma soprattutto quella attuale».


«A Vallelunga ho vinto delle gare di F3 nel 1983, quando arrivavo da una striscia positiva che ancora non è stata battuta: su tredici gare ne ho vinte nove e ho fatto dieci pole position e undici giri più veloci tutto l’anno. A Vallelunga l’antagonista di allora era Luigi Giannini che correva con una Dallara-Elf, io invece avevo la Dallara-Gulf, per cui c’era rivalità anche a livello sponsor, una sorta di sfida tra petrolieri che tutto sommato ci caricava ancora di più. In finale, la gara lunga, dopo aver fatto le batterie, perché all’epoca eravamo talmente tanti che si dovevano fare le batterie, e questo è il rammarico nel vedere queste categorie così poco numerose adesso. In gara Giannini mi tallonava stretto. Uscendo dalla Curva Roma, mi sono “inventato” di andare vicino al muretto dei box per disturbarlo, perché notoriamente qui c’è sempre dello sporco o della polvere, mentre la parte esterna è più pulita. La casualità ha voluto che, passando, vicino al muretto si è alzato un pezzo di carta che gli ha otturato il cassonetto di aspirazione, per cui sul rettilineo ha cominciato a perdere potenza e io mi sono allontanato, e alla fine me l’ha rinfacciato. Naturalmente è stato un caso, però ci attaccavamo a tutto per vincere delle gare che erano agguerritissime». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero