Bugatti La Belle Époque, anticipazione di supercar del 2027. Designer Choi crea virtualmente erede della iconica Royale

La Bugatti La Belle Époque
ROMA - Come potrebbe essere, a 100 anni di distanza, una nuova Bugatti Royale, l'auto che nel 1927 era stata esempio assoluto di innovazione estetica, dinamicità ed...

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ROMA - Come potrebbe essere, a 100 anni di distanza, una nuova Bugatti Royale, l'auto che nel 1927 era stata esempio assoluto di innovazione estetica, dinamicità ed eleganza? Il grafico designer Hojin Choi ha provato a dare una risposta a questa domanda ipotizzando con lo studio La Belle Époque quella che tra qualche tempo, su una non meglio identificata base meccanica, potrebbe riportare su strada la 'grandeur' di quella Bella Epoca.



La concept virtuale La Belle Époque evidenzia un design a goccia con ruote anteriori coperte con parafanghi aerodinamici separati dal corpo principale, proprio come negli Anni '20 e una linea complessiva che trasmette la stessa forza e la stessa esclusività delle Bugatti attuali, le supercar più veloci al mondo.

Nella proposta di Hojin Choi la mascherina a ferro di cavallo domina il forntale, ben raccordata ad un corpo vettura in cui una grande bolla di vetro ricopre interamente l'abitacolo e si estende verso la parte posteriore, aggiungendo originalità al look futuribile ma anche correttamente retro'. Come in tutte le Bugatti, anche ne La Belle Époque la linea a C si ritrova come stilema in molti elementi, comprese le enormi portiere a farfalla che scoprono completamente l'abitacolo.

Il richiamo al passato è evidente anche nelle ruote in lega, che riproducono la forma - per il tempo incredibilmente tecnologica - dei cerchi della Royale originale del 1927, mentre è fin troppo 'futuribile' il trattamento estetico della coda, coerente con la forma a goccia ma non del tutto equilibrata nelle proporzioni complessive della vettura.

L'iniziativa di Hojin Choi, del resto, va valutata come una 'provocazione' che prende vita nel mondo virtuale dei progetti in graphic design, oggi sempre più utilizzati anche dai grandi costruttori per evitare di dover realizzare modelli di stile in grandezza naturale.


Un modo, dunque, di dar forma a idee e fantasie, che può in parte sopperire alla carenza di concept fisici oggi penalizzati sia dall'assenza (per non dire scomparsa) dei grandi Auto Show fisici, sia dai tagli che tutti i costruttori hanno ormai operato nei budget nel design per la ricerca e le costruzioni dei prototipi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero