Bitti (Kia Italia): «La nuova Soul elettrica affiancherà la e-Niro. Vogliamo venderle entrambe on-line»

Giuseppe Bitti, ad di Kia Motors Italia
NIZZA - Parafrasando il titolo di un film dei fratelli Cohen, forse l’Italia non è un Paese per vecchi, ma certamente non è propizio alle auto elettriche, fino...

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NIZZA - Parafrasando il titolo di un film dei fratelli Cohen, forse l’Italia non è un Paese per vecchi, ma certamente non è propizio alle auto elettriche, fino a oggi scarsamente “attenzionate“ (orribile neologismo) e ancor meno sostenute a livello istituzionale. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Bitti, ad di Kia Motors Italia e come tale responsabile del lancio nostrano della Niro a batterie.


Quando arriverà in Italia?
«Dobbiamo tenere conto di una situazione in cui la mancanza di incentivi relega l’auto elettrica a una presenza marginale. C’è qualche segnale di crescita, ma passare dalla quota dello 0,2% allo 0,3% come avvenuto negli ultimi mesi non è certo un balzo significativo. Nei confronti di sostegni pubblici c’è qualche segnale di apertura, che potrebbe determinare una crescita più sostenuta, seppur sempre condizionata dalla scarsità di infrastrutture di ricarica».

Qual è la vostra strategia?
«Sappiamo che Kia, come tutti i costruttori, tenderà a privilegiare i mercati più ricettivi, anche per la produzione non illimitata perché dipende dalla fornitura delle batterie. Abbiamo quindi deciso di aspettare il Salone di Ginevra, dove sarà presentata la Soul elettrica. Noi partiremo dopo il Salone lanciando contemporaneamente e in modo mirato entrambi i modelli. Per il 2019 stiamo lavorando a un’ipotesi di vendita solo online di entrambi i modelli».

Con quale meccanismo?
«Avremo una gestione centralizzata delle vendite, mentre le consegne avverrano in tre centri – uno a Milano, uno a Roma e il terzo probabilmente a Bari – che saranno un po’ le ambasciate dell’elettrificazione Kia. Ma il loro numero potrebbe aumentare sa la domanda dovesse crescere. Con questo metodo “transitorio” cerchiamo di ottimizzare la gestione di uno stock forzatamente ridotto, perché la domanda europea di auto elettriche supera largamente la produzione destinata all’Europa, e la priorità viene data – come detto – ai mercati più ricettivi».

Finirà questa prassi?
«Sicuramente è destinata a finire. Sulla base della situazione attuale, e in assenza di cambiamenti improvvisi e radicali, ritengo che l’“elettrificazione” dell’intera rete possa avvenire nel 2020, con il conseguente ritorno alle procedure di vendita tradizionali».

Esiste una tipologia di clienti più orientata all’elettrico?

«Le aziende che sono spesso sensibili all’elettrificazione, per ragioni pratiche o per questione d’immagine, per quanto riguarda sia le auto, sia i veicoli commerciali leggeri. Nel campo della clientela privata, sono in prevalenza persone che vivono in un grande centro urbano e hanno più di una macchina per il nucleo familiare. Appartengono alla fascia medio-alta e usano la vettura elettrica, in genere la seconda o terza auto di famiglia, soprattutto in ambito cittadino. Anche se modelli con batterie più potenti, come la nostra e-Niro, garantiscono percorrenze superiori ai 400 km e quindi riducono sensibilmente l’ansia da autonomia».
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Il Messaggero