Bibendum, anche il Challenge di Michelin ora cambia nome e si trasforma in Movin'On

Alcuni dei partecipanti al Movin'On Michelin di quest'anno che si è svolto in Canada
MONTREAL - Cambiare nome per cambiare pelle. Perché no? Si può fare. In fondo persino l’automobile ora la chiamano “mobilità”. Certo, si...

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MONTREAL - Cambiare nome per cambiare pelle. Perché no? Si può fare. In fondo persino l’automobile ora la chiamano “mobilità”. Certo, si allude a qualcosa di più ampio, ma che al centro ha sempre lei: l’oggetto che, volente o nolente, continuerà a far viaggiare il mondo e ad avere ancora 4 ruote. Ecco perché un nome come Michelin ha e avrà ancora un ruolo fondamentale ma, se vorrà farlo, dovrà cambiare pelle anche lui insieme a tutta l’Automobile o – se preferite – alla mobilità. Per questo ha cambiato persino l’immagine del suo Bibendum. Sacrilegio? Nient’affatto, è solo il segno dei tempi e non è neppure la prima volta dalla sua prima apparizione nel 1898. Se si pensa che tanto tempo fa aveva il bicchiere in mano, il sigaro nell’altra e il monocolo, ci si accorge di quanto siano cambiati il mondo e le nostre percezioni. Anche per questo Michelin ha deciso di trasformare il Challenge Bibendum in Movin’On.


Nato nel 1998 come vetrina della mobilità sostenibile nel cortile di casa – le prime due edizioni si sono svolte a Clermont-Ferrand, quartier generale del gigante degli pneumatici – negli anni il Bibendum ha toccato altre 10 destinazioni diverse e si è evoluto come momento di incontro tra l’industria, la politica e gli stakeholder e i decisori di ogni genere. Un incrocio tra un summit e un seminario che atterrava in luoghi emblematici con giganteschi e variegati “think-tank”. L’ultimo prodotto è il Libro Verde presentato nel 2014 in Cina a Chengdu, teatro con i suoi 14 milioni di abitanti e i suoi panda, dell’ultima edizione del Challenge. «Ora però è arrivato il momento di agire» ha detto Jean-Dominique Senard.

L’amministratore delegato di Michelin ha fatto riferimento all’obiettivo fissato dal COP21 di Parigi, di azzerare la CO2 generata dai trasporti entro il 2050, e all’economia circolare inaugurando la prima edizione di Movin’On a Montreal, la città più francese che si potesse trovare lontano dalla Francia. Scelta non sciovinista, ma motivata da un ruolo ben preciso: quello di una metropoli che non si accontenta di dare ai suoi due milioni di abitati (il doppio considerando l’area metropolitana) una qualità di vita già elevata, ma guarda oltre con una strategia che si chiama “Let’s electrify Montreal” e mira entro il 2020 a ridurre le emissioni di CO2 del 30% rispetto al 1990, ad installare mille stazioni di ricarica e a creare per le auto elettriche una rete preferenziale di ben 67 km integrata con 27 punti di interscambio con quella che è, per estensione, la quarta rete di trasporto stradale al mondo.

Lo hanno sottolineato il presidente della Fia, Jean Todt, il ministro dei trasporti canadese, l’ex astronauta Marc Garneau e soprattutto l’istrionico sindaco di Montreal, Denis Coderre che quasi non stava nella pelle quando, insieme a Senard, ha annunciato che la prossima edizione del Movin’On si terrà già il prossimo anno e ancora sulle rive del San Lorenzo. Stessa spiaggia dunque e… stesso fiume.

 
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Il Messaggero