ROMA - In assenza di interventi mirati di sostegno, che il mercato possa recepire positivamente, si va incontro a un rischio di deindustrializzazione del Paese. È quando...
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Il settore automotive italiano è «certamente impegnato a incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità», segnalano le associazioni, ma «i numeri che raccontano l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul settore automotive sono sotto gli occhi di tutti», con un crollo produttivo e di vendite. Per questo, è «incomprensibile come in Italia non si faccia nulla per salvaguardare la strategicità e la competitività di un comparto come l’automotive, che esporta oltre il 50% dei suoi prodotti, apprezzati in tutto il mondo per la carica innovativa e la qualità, e che in più occasioni ha dimostrato di fungere da traino per la ripresa produttiva di larga parte del sistema manifatturiero e quindi della nostra economia, e si preferisca andare incontro a un rischio di deindustrializzazione».
Per questo Anfia, Federauto e Unrae ribadiscono che «non è più rinviabile l’attuazione di un’importante campagna di incentivi per la rottamazione di auto e veicoli commerciali vetusti e l’acquisto di autoveicoli di ultima generazione, e per lo sviluppo infrastrutturale, nonchè la revisione della fiscalità sulle autovetture per un adeguamento a livello europeo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero