Passa anche attraverso Pier Ferdinando Casini e la sua missione di dialogo in Venezuela la riapertura di uno spiraglio di mediazione tra il presidente venezuelano in carica,...
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Qual è il senso della sua missione?
«Il dialogo. Avevo di fronte a me due strade: sventolare la bandiera delle mie opinioni personali, o sventolare il Tricolore. Ho scelto la seconda, e sono grato a chi mi ha consentito di tornare da Caracas in compagnia di questi due colleghi. Su altre situazioni si sta concentrando ora l'incaricato d'affari Placido Vigo, in pieno accordo con la Farnesina che ha lavorato con noi a pieno ritmo. In particolare, da quasi un anno è detenuto nel carcere Helicoide il cugino di Guaidó, Juan Antonio Planchart, anche lui cittadino italiano, a cui è stata diagnosticata una forma tumorale al collo. Abbiamo chiesto che possa curarsi in Italia».
Com'è stato l'incontro con Maduro?
«Il discorso con lui è stato onesto e franco. Ho ricordato al presidente le mie posizioni e lui mi ha detto che potevo risparmiarmi la fatica perché aveva seguito i dibattiti parlamentari in Italia e sapeva benissimo come la pensavo. Poi abbiamo parlato di questi atti umanitari, e della situazione complessiva. Che è paradossale. Tutti vogliono il dialogo, salvo forse alcuni gruppi più radicali dell'opposizione. Maduro e Guaidó vogliono entrambi le elezioni, ma diverse: Maduro quelle del Parlamento e Guaidó le presidenziali, perché non riconosce la legittimità dell'avversario».
Nel frattempo un gruppo minoritario dell'opposizione ha aperto il dialogo...
«Sì, e quanto meno ha ottenuto il risultato che i deputati chavisti sono rientrati nel Parlamento: è un primo passo significativo, perché invece avevano delegittimato Guaidó come presidente dell'Assemblea. E non dimentichiamo che la piazza non è riuscita in questi mesi a buttare giù il governo»
Il paese è allo stremo, con un'inflazione al 200 mila per cento e il 90 per cento di famiglie in stato di indigenza. Che cosa fare?
«Va trovata una via d'uscita. I colloqui in Norvegia, che purtroppo si sono interrotti, a qualcosa sono serviti. Intanto le parti si sono sedute allo stesso tavolo. Ovviamente ho incontrato la comunità italiana, che è esausta ma fiera, e resistente. Sono stato a Maracaibo e il quadro è davvero triste. Il problema numero 1 è la sicurezza, ma spesso mancano acqua e luce, le imprese si sono dovute attrezzare con costosi impianti autonomi. Interminabili sono le file ai distributori di carburante. E c'è un'emigrazione consistente di italiani e loro figli che rientrano in Italia e in Europa».
Maduro e Guaidó riusciranno ad accordarsi?
«Al di là di come appare quando fa propaganda alla Tv, Maduro è concreto e realista; e Guaidó non mi è parso una testa calda, ma un leader politico che si rende conto delle contraddizioni del momento, sa perfettamente che il riconoscimento di 57 Stati è solo simbolico. E vuole il dialogo, purché non sia un espediente del governo per prendere tempo».
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Il Messaggero