La guerra nucleare è possibile? Il fattore "second strike" e la mutua distruzione assicurata

Il funzionamento vero e proprio di un conflitto nucleare lo rende praticamente irrealizzabile per diversi motivi

La minaccia nucleare di Putin (con l'ordine di stato di allerta delle forze di deterrenza nucleare) nei giorni della crisi in Ucraina ha fatto ripiombare il mondo in una...

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La minaccia nucleare di Putin (con l'ordine di stato di allerta delle forze di deterrenza nucleare) nei giorni della crisi in Ucraina ha fatto ripiombare il mondo in una paura che sembrava far parte degli anni più bui della storia. Quella di una guerra nucleare, appunto, e quella di una bomba atomica. Ma davvero si corre questo rischio? In realtà il funzionamento vero e proprio di una guerra nucleare la rende quasi impossibile. Il condizionale è d'obbligo visti i protagonisti del conflitto, ma la modalità di questi conflitti in realtà contengono una speranza. La Russia di Putin possiede il più grande arsenale al mondo di testate nucleari (a ottobre 2021 erano 6.257), mentre gli Stati Uniti 5.600. Se a quelle di Biden però si aggiungono quelle degli alleati come Francia e Regno Unito, il numero delle testate dei Paesi Nato sarebbe praticamente uguale a quello della Russia. 

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Il fattore First e Second Strike 

Per dare il via a un conflitto nucleare su larga scala - e una spiegazione via social l'ha data Emilio Mola - deve esserci un First Strike (primo colpo nucleare) cioè l'attacco a sorpresa di chi attacca per primo. L'obiettivo è quello di impedire o ridurre il Second Strike, cioè la risposta, colpendo i luoghi in cui il Paese che lancia l'offensiva sa che potrebbero trovarsi le armi nucleari del nemico. E quindi aeroporti, bombardieri nucleari, porti e depositi di armi nucleari. Ogni singolo missile può avere una singola testata nucleare o più testate nucleari, colpendo diversi obiettivi. Il problema di Putin è che nessuna potenza nucleare - spiega Mola - sa dove si trovino tutte le armi atomiche, in quali basi e in quali sommergibili. E quindi non avrebbe la certezza di colpire al 100% tutte le risorse nucleari dell'Occidente. Quindi alla domanda se basta attaccare per primi per vincere una guerra nucleare, la risposta è no. 

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Mutua distruzione assicurata

Vale quindi il principio di mutua distruzione assicurata. Cosa vuol dire? Chi attacca per primo sa che, anche neutralizzando migliaia di testate nucleari del nemico, ne rimarrebbe comunque qualcuna (ne bastano anche poche decine) per innescare un Second Strike, ricevendo un bombardamento automatico sul proprio territorio con conseguenze chiaramente devastanti. Ecco cosa vuol dire "mutua distruzione assicurata": bombardare per primi per essere poi in automatico distrutti a propria volta, anche pochi minuti dopo il First Strike. E Putin, in questo caso, riceverebbe un attacco nucleare quando dal fronte dell'Occidente non ha ricevuto alcun attacco militare, ma solo delle sanzioni economiche, per quanto pesanti. Una scelta che difficilmente verrebbe accettata dagli oligarchi che già hanno storto il naso dopo la deriva della crisi in Ucraina. 

 

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Il Messaggero