OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Ai piedi di una statua quasi anonima in una via di Mosca continua il flusso invisibile e discreto, per non dare nell'occhio alla polizia, dei russi che manifestano solidarietà verso gli ucraini morti con l'attacco missilistico a Dnipro. Naturalmente il Cremlino ha negato di avere colpito obiettivi civili in Ucraina, nonostante quei missili sui condomini sia costato la vita ad intere famiglie con bambini. A Mosca, riferisce l'agenzia di stampa France Press ripresa dal Moscow Times, ci sono sempre più moscoviti che nonostante le leggi severissime contro coloro che protestano o sollevano pubblicamente perplessità sulla “operazione speciale” in Ucraina iniziata il 24 febbraio dell'anno scorso, sfidano i rischi e depongono un fiore in una specie di monumento improvvisato sorto spontaneamente all'indomani dell'attacco missilistico di Dnipro costato la vita a 46 persone inermi. Le fotografie che circolano mostrano garofani rossi, qualche rosa lasciata in mezzo alla neve che continua a cadere incessante, giocattoli e pupazzetti colorati per ricordare i bambini dilaniati dal missile. Si tratta di una delle rare manifestazioni contro la campagna militare russa a dispetto della legge ad hoc varata dalla Duma che vieta di esprimersi contro i combattimenti.
L'accumulo di fiori e giocattoli alla base della statua della poetessa ucraina Lesya Ukrainka a Mosca è stato rimosso più volte ma la gente di nascosto e senza farsi notare continua a rendere omaggio alle memoria di innocenti. Nonostante la propaganda incessante, l'umanità sembra ancora fare breccia. Nel frattempo OVD Info, un gruppo russo per i diritti umani che monitora la polizia del Paese, afferma che circa cinque persone sono state arrestate al memoriale di Mosca. Sempre secondo questa organizzazione nell'arco di un anno quasi 20.000 persone sono state arrestate dalla polizia russa proprio perchè manifestavano il proprio dissenso alla dissennata campagna militare di aggressione.
Il Messaggero