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Quando la tua vita finisce per coincidere con quella di un altro, di un figlio, non hai tempo di aspettare. Si sono guardati al volo negli occhi e mai sono stati così d'accordo, dovevano scappare, le sue condizioni peggioravano, bisognava organizzare in fretta la fuga e così mettere il piccolo di poco più di un anno in salvo. Non cercavano una grotta né un riparo, avevano un disperato bisogno di aiuto, di un ospedale. Ieri mattina al Bambino Gesù intorno alle dieci si è materializzata questa sorta di Natività triste ma determinata: una giovane coppia arrivata da un paese dell'Ucraina con un bimbo in braccio, malato, tracheostomizzato, scappata dalla guerra. Negli occhi chiari e timidi, una richiesta: «Aiutateci».
Non hanno aspettato i tempi tecnici, i cordoni umanitari, le istituzioni che già si erano messe in moto. Sono partiti, con quel figlio che peggiorava di ora in ora, complice purtroppo lo stress del viaggio. Una volta superato il confine ed entrati in Polonia c'era un parente ad attenderli con un furgone. Una corsa contro il tempo «perché da un mese faticavamo a seguire le terapie farmacologiche per nostro figlio. Grazie all'Italia e al Bambino Gesù. Finalmente siamo al sicuro», poche parole a stento, spaesati, uniti, dignitosi, silenziosi.
IL PERCORSO
Da una regione occidentale dell'Ucraina vicina alla Polonia, attraverso l'Europa, un viaggio per la salvezza, doppia.
«NUOVA SPERANZA»
Ora potrà ricevere tutte le cure adeguate, anche i genitori avranno l'assistenza di cui hanno bisogno: «Per noi - hanno spiegato - essere qui è il regalo più grande. In Ucraina ora muoiono anche i bambini. Riuscire a scappare dall'inferno con un figlio malato è dargli ancora e decisamente la vita». La giovane coppia è ospite della casa famiglia messa a disposizione dall'ospedale, già accoglie tanti genitori di bambini che arrivano da zone di guerra.
Nei giorni scorsi il Bambino Gesù aveva espresso alle istituzioni la sua disponibilità ad accogliere i bambini, in particolare i malati oncologici, in nome di una lunga tradizione di rapporti, cura e assistenza che lo lega all'Ucraina, tra l'altro anche alle piccole vittime di Chernobyl. Un legame forte con il nostro Paese, in particolare con il Bambino Gesù, sottolineato anche da Franco Locatelli, che è presidente del Consiglio superiore di Sanità e oncologo pediatrico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero