Indonesia, il Krakatoa erutta ancora: 373 morti, 128 dispersi, 11 mila sfollati

Si aggrava il bilancio delle vittime dello tsunami che ha colpito due giorni fa le aree attorno allo stretto della Sonda, tra le isole indonesiana di Giava e Sumatra, e sale a 373...

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Si aggrava il bilancio delle vittime dello tsunami che ha colpito due giorni fa le aree attorno allo stretto della Sonda, tra le isole indonesiana di Giava e Sumatra, e sale a 373 morti, 128 dispersi e 1.459 feriti, secondo i dati dell'Agenzia indonesiana per la gestione dei disastri. Gli sfollati sono 11mila.


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Numeri resi ancora più gravi dal fatto che il sistema di allarme nelle zone devastate «non è operativo dal 2012» a causa della scarsità di fondi, atti di vandalismo e problemi tecnici, come ha rivelato il portavoce dell'Agenzia, Sutopo Purwo Nugroho. Lo tsunami ha colpito le spiagge 24 minuti dopo l'eruzione del vulcano Anak Krakatoa, un tempo prezioso che avrebbe consentito a molti di mettersi in salvo. E c'è anche il rischio di un nuovo tsunami.

L'eruzione continua e le autorità indonesiane hanno invitato la popolazione e i turisti a stare lontani dalle spiagge nel timore che possa verificarsi una seconda devastante onda anomala. Intanto si è messa in moto la macchina dei soccorsi e le principali organizzazioni umanitarie sono in campo per portare ai sopravvissuti generi di prima necessità e medicine.

L'Unicef è sul terreno per «accompagnare le autorità nel valutare l'impatto dell'ultimo tsunami sui bambini, per garantire che siano al centro della risposta nazionale e che i loro diritti siano rispettati», ha spiegato il portavoce per l'Italia Andrea Iacomini. La Caritas di Tanjung Karang a Sumatra sta distribuendo cibo ai sopravvissuti e ActionAid sta intervenendo a Serang, uno dei distretti più colpiti. Al lavoro anche Oxfam che ha lanciato un appello per una raccolta fondi sul suo sito www.oxfamitalia.org.

 
Tre equipe di Medici senza frontiere sono state attivate a Carita e Labuan, nel distretto di Pandeglang, una delle zone più colpite, mentre una terza è mobile e si sposta tra le varie comunità per curare i feriti: le strade sono ancora bloccate e raggiungere gli ospedali non sempre è possibile.

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Il Messaggero