Tsunami in Indonesia, Mario l'italiano vivo per miracolo: «E' stato spaventoso»

«Ho visto un'onda di cinque metri arrivare fino al nostro villaggio», racconta dalla costa occidentale dell'isola di Java un trentenne che si è salvato...

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«Ho visto un'onda di cinque metri arrivare fino al nostro villaggio», racconta dalla costa occidentale dell'isola di Java un trentenne che si è salvato con i suoi cari. «Ero in spiaggia a fotografare il vulcano, quando all'improvviso ho visto venire una prima enorme onda. Ho dovuto correre, mentre passava, superava la spiaggia e atterrava 15-20 metri nell'entroterra. E poi c'è stata la seconda onda, è entrata nella zona dell'hotel dove mi trovavo. Sono riuscito a fuggire, a portare la mia famiglia in una zona più alta, attraverso sentieri e villaggi, dove ci ha aiutato la gente del posto. Siamo salvi, per fortuna», ha scritto su Facebook il fotografo norvegese Oystein Lund Andersen. «Per salvarci nuotavamo tra i cadaveri» ripete il leader della band Seventeen, che stava esibendosi sulla spiaggia di Tanjung Lesung, quando è arrivato lo tsunami. Dall'Indonesia giungono testimonianze e immagini drammaticamente simili a quelle dello tsunami che 14 anni fa colpì altre zone del sud-est asiatico, e successivamente ricostruite in film come The impossible.


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ALLARME
A qualche ora di macchina dalla costa c'è un italiano, Mario De Carlini (un ristoratore lombardo che da 23 anni vive nell'isola di Giava): sospira e ringrazia l'intuizione che gli ha fatto cambiare i piani. «Stavo organizzando un giro in bicicletta proprio in quel parco naturale, nella parte estrema a ovest di Giava. Ma poi ho saputo che il vulcano Anak Krakatoa era attivo e ho rinunciato. Ecco, davvero non comprendo perché non avessero fatto evacuare le zone a ovest di Giava e a sud di Sumatra, anche se poi ammetto: non sarebbe stato semplice convincere la gente a lasciare le proprie case o gli operatori a chiudere gli hotel». E' proprietario sulle colline di Giava del ristorante Giuliani, molto popolare, e conosce bene quelle spiagge di Tanjung Lesang, Tanjung Lesung, Carita, Teluk Lada e Panimbang dove una frana sottomarina causata dall'eruzione del vulcano ha alimentato un'onda alta tre-cinque metri, travolto alberghi, case e resort, ucciso 220 persone.
 

TURISMO

«È presto per dire che non vi fossero italiani - racconta De Carlini - perché la situazione è ancora molto caotica, ci sono molti dispersi. In quella zona i turisti sono soprattutto indonesiani, non è Bali». Comunque in questi giorni i resort erano pieni. «Per questa terra è un dolore immenso, questa sciagura è l'ultima di una lunga serie» conclude De Carlini. A ovest di Giava e a est di Sumatra: dalle terre colpite dalla distruzione dello tsunami arrivano testimonianze terribili. Le cronache da zone come Banten e Lampung, raccontano di silenzio e buio, molti sono fuggiti, perché temono che il vulcano torni a causare distruzione; è un cimitero di automobili danneggiate dalla forza dell'onda e abbandonate, corrente elettrica e servizi di telefonia sono fuori uso. Al quotidiano Javapos un uomo di 30 anni Yudi, del villaggio di Sukarame, racconta: «C'è stata un'onda altissima, anche 5 metri. La mia famiglia è fuggita, lontano dalla costa, temiamo nuove scosse di assestamento. Quando l'onda dello tsunami è arrivata ero in cortile, a circa 200 metri dalla spiaggia. Malgrado questa distanza, improvvisamente l'acqua del mare ha travolto il nostro villaggio, trascinato via le auto. Il livello del mare era spaventoso».
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Il Messaggero