NEW YORK – Per la terza volta in una settimana la cronaca negli Usa registra il suicidio di una persona tormentata psicologicamente dal ricordo di un massacro. Il padre di...
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Secondo suicidio nel liceo del massacro in Florida
In una intervista, lo scorso anno, Richman aveva raccontato come ogni volta che nel Paese ci sono state nuovi attacchi, altre morti, gli si “spaccava il cuore” e gli veniva “da piangere”.
Per l’appunto, in Florida nella scorsa settimana due studenti della scuola di Parkland si sono tolti la vita. La prima è stata Sydney Aiello, domenica 17. Poi la sera di sabato 23, è stata la volta di un altro studente di cui la polizia non ha fatto il nome. Tutti e due i giovani non erano riusciti a superaro lo shock traumatico dell’attacco compiuto dal 21enne Nikolas Cruz, che un anno fa era costato la vita a 17 compagni.
La polizia del Connecticut non ha offerto chiarimenti sul suicidio di Richman, ha solo chiesto che la stampa e il pubblico rispettino la privacy della famiglia così gravemente colpita.
Dopo l’attacco del 2012, Richman e la moglie Jennifer avevano aperto una fondazione per lo studio delle cause neurologiche che portano alla violenza. Richman, lui stesso un neurologo, era convinto che non basta bandire le armi, ma che sia necessario rieducare gli americani sull’uso e il pericolo della loro diffusione. La coppia era molto attiva nella lotta per l’adozione di leggi restrittive soprattutto sulla vendita di armi d’assalto. Nel 2014 avevano avuto un’altra bambina, Imogen, e nel 2016 un bambino, Owen.
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Il Messaggero