Antonio Megalizzi lotta tra vita e morte. Il reporter trentino «è in coma e inoperabile»

«Antonio è una persona aperta, un europeista convinto al 100%. Pochi giorni fa, quando mi diceva che sarebbe andato a Strasburgo per un viaggio di studio e lavoro,...

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«Antonio è una persona aperta, un europeista convinto al 100%. Pochi giorni fa, quando mi diceva che sarebbe andato a Strasburgo per un viaggio di studio e lavoro, era entusiasta, era davvero contento. Se uno queste cose non le prova, non si può rendere conto di come ti possa improvvisamente crollare il mondo sotto i piedi». 


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Danilo Moresco è il padre di Luana, la giovane fidanzata di Antonio Megalizzi, il giornalista trentino di 29 anni rimasto gravemente ferito nell'attentato a Strasburgo e ricoverato in coma in ospedale per un proiettile che lo ha colpito alla testa. «Inoperabile», hanno sentenziato i medici, gelando le speranze della famiglia. Antonio e Luana stanno assieme da circa quattro anni, si sono conosciuti ad una festa e poi, grazie ai tanti interessi in comune, non si sono più lasciati. 
 
«Antonio è veramente un bravo ragazzo, non fuma, non beve, è preparato, durante le discussioni non esce mai dal solco della correttezza e del rispetto delle persone. Con mia figlia Luana fanno una coppia perfetta», racconta ancora Moresco, che ha raggiunto a Strasburgo i genitori di Antonio, Domenico e Annamaria, la sorella Federica e appunto Luana. I quattro erano partiti in macchina verso le 23.30 di martedì, dopo che a casa Megalizzi, in via Segantini a Trento, era arrivata la telefonata della Farnesina. Anche i vicini di casa, che conoscono la famiglia da oltre trent'anni, sono increduli e non si danno pace. Domenico, ferroviere, è arrivato a Trento da Reggio Calabria nel 1985, ricorda Giacinto Competiello: «Un paio di anni dopo Mimmo si è sposato con Annamaria e nel maggio 1989 è nato Antonio e poi Federica, sorella di Antonio, da poco laureata».

 


«All'inizio la situazione era ancora incerta, hanno solo detto che Antonio era ferito dopo l'attentato. Ma poi, purtroppo, si è fatta sempre più grave», racconta Moresco, che è presidente dei ristoratori. Le due ragazze che erano con lui, la trentina Caterina Moser e Clara Stevanato, veneta e residente a Parigi, ce l'hanno fatta a scappare, rifugiandosi poi in un locale pubblico. Hanno però perso di vista Antonio, perché lui è rimasto a terra. Un messaggio di vicinanza è arrivato dal vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, il quale prega e invita a pregare la comunità diocesana per tutte le persone coinvolte nell'attacco terroristico di Strasburgo, «con un sentimento di particolare vicinanza per Antonio Megalizzi». Che ora è lì, su un letto del policlinico Hautepierre di Strasburgo, sospeso tra la vita e la morte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero