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Il lockdown a Shanghai blocca il porto e lo scambio merci a livello globale. Si tratta del primo scalo internazionale al mondo che in questi giorni è lettreralmente paralizzato in virtù della strategia di contenimento "zero Covid" attuata in Cina. Sono quasi 500 le navi alla fonda, ovvero ancorate fuori dal porto in attesa, altre 250 sono in arrivo mentre 21 sono ferme sul molo. Ognuna di queste mega imbarcazioni trasporta centinaia di container destinati al mercato di tutto il mondo. Lo scenario che va a delinearsi nelle prossime settimane è un vero a proprio congelamento delle forniture globali, dall'hi-tech ai mobili, anche per l'Italia. Le prime contromosse stanno prendendo piede con diverse navi che stanno puntando altri scali come Ho Chi Minh City, in Vietnam. In Europa nessuno scalo è in grado di garantire il flusso del porto di Shanghai e in particolare della zona asiatica che arriva a superare il 70% del transito totale. Il più grande del vecchio continente, quello di Rotterdam, non è neanche lontanamente paragonabile.
Gli effetti del blocco del porto di Shanghai
«Prima del Covid ci volevano 1.500 dollari per trasportare un container da qui al Far East, ora siamo arrivati a 12-13 mila dollari». Paolo Pessina, presidente di Assagenti, l'associazione degli agenti marittimi genovesi, traduce con un numero la «tempesta perfetta» che ha fatto salire alle stelle i noli marittimi, parlando a margine del seminario organizzato a palazzo San Giorgio dal gruppo Giovani di Assagenti, l'associazione degli agenti marittimi genovesi proprio su questo tema. E avverte che se in due anni il prezzo si era stabilizzato, seppure in alto, il lockdown di Shanghai causa Covid rilancia i rischi. «L'impatto della guerra, così tragico, non è così importante quanto l'impatto della chiusura per Covid di Shanghai - spiega -. Un'altra congestione dei porti cinesi e quindi navi in attesa (ce n'erano centinaia in coda per entrare nel porto di Shanghai, ndr) significa nuove tensioni sul mercato dei noli per cui chiunque è pronto a pagare qualsiasi cifra pur di imbarcare un contenitore. Questa situazione non fa altro che confermare i noli attuali, elevati: non vedo una diminuzione fino a quando, nella primavera del 2023, entreranno in servizio le prime nuove navi ordinate dagli armatori, aumentando la capacità di stiva». Come si è arrivati all'impennata del costo del trasporto via mare Pessina lo spiega così: «I noli salgono ormai dall'agosto 2020, quando negli Usa hanno iniziato a comprare nuovamente, dopo uno stop dei consumi, pensando che il periodo critico del Covid fosse finito. Importando moltissimo dalla Cina i noli hanno iniziato a crescere e c'è stata una congestione dei porti americani e a catena cinesi. Le compagnie hanno iniziato a mandare i contenitori vuoti in Asia perché appunto lì i noli stavano salendo, questo ha provocato una carenza di contenitori vuoti in Europa e nel resto del mondo, creando una congestione globale e l'aumento dei noli perché chi voleva trasportare le proprie merci era pronto a pagare qualsiasi cifra».
Crolla la Borsa
Il Covid torna a spaventare i mercati, complice la politica della «tolleranza zero» adottata dal governo di Pechino per frenare la diffusione del virus in Cina.
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Il Messaggero