Viveva segregata in una casa-tugurio, a Minya (Egitto), priva anche dei servizi igienici, costretta a stare perlopiù a terra, in condizioni igieniche decisamente precarie....
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La situazione era ormai precipitata negli ultimi mesi: Faida era praticamente pelle e ossa, aveva ricevuto poco cibo e nessuna cura. L’isolamento per oltre due decenni gli ha procurato danni fisici e psicologici. «Ha vissuto in uno squallore indicibile», riferisce News Africa Now.
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Il team del ministero della Solidarietà sociale di Minya ha indagato sul caso e ha scoperto che la donna ha partorito in condizioni disumane. Ora Fadia è stata presa in cura da medici e psicologi e sta cercando di riprendere in mano la sua vita: ha rifiutato di essere trasferita in una delle case di cura affiliate al ministero e ha anche rifiutato di tornare a casa di suo fratello. Il ministero ha quindi preparato un posto sicuro e salubre in una casa della sua famiglia, dopo che uno psichiatra che l’ha esaminata ha confermato che «non c’è alcun rischio nel vivere da sola».
Secondo quanto riferito da fonti locali, i servizi sociali sperano di far ottenere una pensione a Fadia per dargli l’indipendenza di cui ha bisogno. Intanto suo fratello è stato arrestato e le indagini sono in corso per ricostruire il calvario di questa donna «che cercava solo di essere una donna libera». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero