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Avete mai pensato di fare barba e capelli sotto gli occhi attenti di un autoritratto di van Gogh? È capitato ad alcuni fortunati olandesi che hanno partecipato alla protesta messa in atto in tutto il Paese da centinaia di lavoratori della cultura, una forma di contestazione contro la decisione di riaprire, al termine di un mese di rigido lockdown imposto durante le feste per frenare i contagi, saloni di bellezza e palestre ma non anche musei, teatri e auditorium. Da qui la contestazione piuttosto singolare contro la misura anti-Covid voluta dal neonato governo olandese, guidato dall'inossidabile Mark Rutte.
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Siti culturali
Non potendo ancora riaprire i battenti al pubblico, musei e sale da concerto hanno spalancato le porte a parrucchieri, barbieri, estetisti e personal trainer. Trasformando di fatto, anche se solo per un giorno, in centri benessere i più blasonati siti culturali dei Paesi Bassi, dal museo van Gogh di Amsterdam al Mauritshuis de L'Aia, che custodisce i dipinti di Vermeer e Rembrandt. Oltre una settantina di centri culturali, dal nord al sud, si sono convertiti in palestre, come il Limburgs di Venlo, che ha ospitato una sessione di Zumba. Forbici e rasoio alla mano, e pure tradizionale poltrona al seguito, Mischa, uno dei barbieri che sono stati invitati dalle istituzioni culturali olandesi, si è detto allibito: «Non capisco perché io possa fare il mio lavoro e i dipendenti del museo invece no. Basta guardarsi attorno. C'è un sacco di spazio qui. Senza dimenticare che in un supermercato puoi invece benissimo andare e ritrovarti in compagnia di 300 persone», ha riferito, interpellato dalla Bbc.
Cure alternative
A qualche decina di chilometri di distanza, in Belgio, già da un po' la sensibilità è invece di segno opposto: da alcuni mesi, infatti, i medici di base possono prescrivere, nel quadro dell'assicurazione sanitaria, visite nei musei per alleviare lo stress da pandemia. Anche la cultura - dicono - è la cura.
La direttrice del museo: «misure anti-covid incoerenti»
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Il Messaggero