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La Russia ha perso ieri la sua arma più importante nel Mar Nero. L'incrociatore missilistico Moskva è la nave militare più grande mai affondata dalla seconda guerra mondiale. Più grande del General Belgrano argentino, distrutto dalla marina inglese nel 1982 durante il conflitto delle Falkland.
Ufficialmente, secondo il Cremlino, l'incidente sarebbe scaturito da un incendio divampato a bordo e la nave sarebbe affondata mentre veniva rimorchiata. Dall'Ucraina invece rivendicano l'attacco e la vittoria militare. Ma come sono riusciti a colpire un incrociatore così tecnologicamente sofisticato e armato?
La strategia degli ucraini
Una lettura la fornisce l'esperto di guerra Chris Owen, secondo cui l'esercito ucraino avrebbe usato un drone Bayraktar TB-2 per "distrarre" i radar della nave, in modo da poter colpire al fianco l'incrociatore. Gli UAV sono spesso utilizzati per monitorare i movimenti delle flotte e anche per attaccare. Secondo l'esperto, il radar del Moskva avrebbe un campo visivo di soli 180 gradi, utilizzato per guidare i missili S300.
Così, il drone sarebbe decollato spostando l'attenzione dei sistemi di difesa e nel frattempo sarebbe stato lanciato un missile Neptune dalla costa, che sarebbe andato a segno. Ad aiutarli, il mare in tempesta, che avrebbe contribuito a celare l'attacco. Una mossa studiata nei minimi dettagli, dunque. Questo tipo di missili di progettazione ucraina sono a disposizione dell'esercito solo dal 2019. L'attacco al Moskva sarebbe dunque tra i primi con questo tipo di armi.
La certezza della strategia militare non ci sarà mai, molto probabilmente. Quel che è sicuro, è che il Moskva è affondato, lasciando la Russia in estrema difficoltà nel Mar Nero e costretta a rivedere i piani d'attacco per la conquista di Odessa, che dopo questo evento è diventata estremamente più complicata.
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Il Messaggero