Stupri di gruppo e violenze di ogni tipo: la stragrande maggioranza delle donne, anche minorenni, subisce questo trattamento nei campi di detenzione allestiti in Libia per i...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il rapporto - presentato oggi a Ginevra e frutto del lavoro della missione Onu in Libia e dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani - lancia infatti un monito all'Europa, che chiude porti e frontiere, ribadendo che la Libia «non può essere considerato un porto sicuro» dove riportare i migranti intercettati in mare dalla guardia costiera di Tripoli. Perché quelle persone, che da quel tunnel buio e terribile erano appena uscite, vengono così riconsegnate ai loro aguzzini, con la prospettiva di doverlo ripercorrere. Il rapporto dell'Onu è una scioccante galleria di «violazioni e abusi», dei quali erano già trapelate notizie in passato, commessi da un largo ventaglio di persone che in Libia occupano posti pubblici, da gruppi armati, trafficanti di esseri umani e contrabbandieri«. Le donne, adulte e adolescenti, vengono generalmente stuprate dal branco, mentre altre vengono prelevate e portate in altri posti dove subiscono violenze e da cui tornano »sconvolte, ferite e con abiti strappati«.
I testimoni raccontano anche di altri detenuti assassinati, torturati, di condizioni di detenzione disumane, di schiavismo, sfruttamento e lavori forzati. E anche estorsioni: più soldi di quelli già pagati per il viaggio, estorti ai familiari esercitando minacce sul loro caro tenuto in ostaggio e minacciato di sevizie o di essere ucciso. Nei centri di detenzione, rivela il rapporto, le condizioni di squallore e violenza non cambiano per i bambini. »Innumerevoli migranti e rifugiati hanno perso la vita durante la cattività, in mano a trafficanti, uccisi a colpi di arma da fuoco, torturati a morte o semplicemente lasciati morire di fame o per negate cure mediche«, si legge nel documento. »In tutta la Libia, corpi non identificati di migranti e profughi con ferite da arma da fuoco, segni di tortura e ustioni vengono scoperti, spesso in cesti della spazzatura, letti di fiumi in secca, fattorie e nel deserto«.
e a quelli che ce la fanno e scampano anche alla guardia costiera libica, alla meta si frappone il mare con tutte le sue insidie.
Il Messaggero