Migranti, l'Onu: «In Libia migranti sottoposti a stupri, torture e orrori inimmaginabili»

Migranti, l'Onu: «In Libia migranti sottoposti a stupri, torture e orrori inimmaginabili»
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Giovedì 20 Dicembre 2018, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 18:28
Stupri di gruppo e violenze di ogni tipo: la stragrande maggioranza delle donne, anche minorenni, subisce questo trattamento nei campi di detenzione allestiti in Libia per i migranti che dall'Africa cercano di raggiungere l'Europa, secondo un dettagliato rapporto stilato dalle Nazioni Unite che parla di torture, di schiavismo, di omicidi, di cadaveri gettati via come spazzatura. Un documento basato sui racconti di prima mano raccolti fra il gennaio 2017 e il 30 settembre scorso dalla viva voce di 1.300 migranti, che a quell'infermo libico e ai suoi «inimmaginabili orrori» sono sopravissuti, riuscendo ad arrivare in Europa.

Il rapporto - presentato oggi a Ginevra e frutto del lavoro della missione Onu in Libia e dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani - lancia infatti un monito all'Europa, che chiude porti e frontiere, ribadendo che la Libia «non può essere considerato un porto sicuro» dove riportare i migranti intercettati in mare dalla guardia costiera di Tripoli. Perché quelle persone, che da quel tunnel buio e terribile erano appena uscite, vengono così riconsegnate ai loro aguzzini, con la prospettiva di doverlo ripercorrere. Il rapporto dell'Onu è una scioccante galleria di «violazioni e abusi», dei quali erano già trapelate notizie in passato, commessi da un largo ventaglio di persone che in Libia occupano posti pubblici, da gruppi armati, trafficanti di esseri umani e contrabbandieri«. Le donne, adulte e adolescenti, vengono generalmente stuprate dal branco, mentre altre vengono prelevate e portate in altri posti dove subiscono violenze e da cui tornano »sconvolte, ferite e con abiti strappati«.

I testimoni raccontano anche di altri detenuti assassinati, torturati, di condizioni di detenzione disumane, di schiavismo, sfruttamento e lavori forzati. E anche estorsioni: più soldi di quelli già pagati per il viaggio, estorti ai familiari esercitando minacce sul loro caro tenuto in ostaggio e minacciato di sevizie o di essere ucciso. Nei centri di detenzione, rivela il rapporto, le condizioni di squallore e violenza non cambiano per i bambini. »Innumerevoli migranti e rifugiati hanno perso la vita durante la cattività, in mano a trafficanti, uccisi a colpi di arma da fuoco, torturati a morte o semplicemente lasciati morire di fame o per negate cure mediche«, si legge nel documento. »In tutta la Libia, corpi non identificati di migranti e profughi con ferite da arma da fuoco, segni di tortura e ustioni vengono scoperti, spesso in cesti della spazzatura, letti di fiumi in secca, fattorie e nel deserto«.

e a quelli che ce la fanno e scampano anche alla guardia costiera libica, alla meta si frappone il mare con tutte le sue insidie.
E così oggi almeno 12 persone sono morte annegate fra le onde gelide del Mare di Alboran, a est dello Stretto di Gibilterra al largo delle coste cella Spagna. Ma almeno altre 12 risultano ancora disperse in mare a fronte di 31 persone salvate da un barcone in avaria, partito dal Marocco due giorni fa, dal 'Salvamiento maritimò spagnolo.
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