No ai rimpatri se nel Paese d'origine il migrante rischia la vita o la tortura. Non si può rimpatriare una persona in un Paese dove c'è il «fondato...
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Migranti, stop dei vertici militari: «Inapplicabili le multe a chi li soccorre»
La Corte Ue oggi si è pronunciata. Fintanto che il cittadino di un Paese extra-Ue o un apolide abbia un fondato timore di essere perseguitato nel suo Paese di origine o di residenza - si legge nella sentenza - questa persona dev'essere qualificata come rifugiato e ciò indipendentemente dal fatto che lo status di rifugiato le sia stato formalmente riconosciuto. La direttiva, infatti, deve essere interpretata ed applicata nel rispetto dei diritti garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, che escludono la possibilità del respingimento verso uno Stato dove la sua vita o la libertà di una persona possano essere minacciate. Proprio la facoltà di rimpatriare i richiedenti asilo o i rifugiati che delinquono è stato invece uno dei capisaldi della linea di Salvini che, nel decreto sicurezza, ha rafforzato le misure per favorire le espulsioni di chi commette reati. Il ministro, dunque, ribadisce che in Italia «la legge non cambia. E nel Decreto sicurezza bis norme ancora più severe contro scafisti e trafficanti».
E la sentenza, aggiunge, fa capire «perché è importante cambiare questa Europa, con il voto alla Lega del 26 maggio». Di parere opposto, Riccardo Magi e Francesco Mingiardi, di +Europa. «Con la sentenza della Corte Ue - sottolineano - cade un altro mattone della propaganda del governo e di Salvini, che vorrebbe governare l'immigrazione a suon di respingimenti e rimpatri e perfino multare chi salva vite. Una politica che viola le convenzioni internazionali oltre che miope e fallimentare, come dimostra il numero di rimpatri, e che deve fare i conti con un principio fondamentale ribadito oggi dalla Corte: in nessun caso si può rimpatriare o respingere una persona se da tali provvedimenti derivi un rischio per la sua vita, la sua libertà o dignità».
Sulla stessa linea Mediterranea saving humans. «Salvare vite umane - rileva la ong - non è un crimine, rimpatriarle senza tutelare la loro dignità e la loro sicurezza, sì.
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Il Messaggero