È uscito dalla prigione con il pugno alzato, promettendo di «continuare a lottare per il popolo brasiliano», stringendo mani e abbracciando uno per uno i suoi...
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L'ordine di scarcerazione è arrivato a tempo di record. L'ex presidente del Brasile ne era così sicuro che già in mattinata aveva annunciato «un grande discorso alla nazione» una volta fuori. Aveva inoltre dichiarato che avrebbe lasciato la prigione «più a sinistra» di quando vi era entrato. L'ex presidente-operaio è già stato condannato in tre gradi nel caso del cosiddetto «triplex di Guarujà», ma può ancora ricorrere proprio alla Corte suprema. In questo senso, quindi, il suo caso rientra a pieno titolo nella situazione contemplata ieri dai giudici del massimo tribunale brasiliano. Lula è uscito dalla Soprintendenza a fianco della compagna ed è stato subito circondato da migliaia di militanti del Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra) da lui fondato, e altri simpatizzanti accampati da mesi fuori dal carcere per attendere la liberazione del loro leader, e che stanno già organizzando una grande manifestazione a Sao Bernardo. L'ex presidente è apparso in buone condizioni fisiche, e pronto a difendere la sua causa e quella della parte del Paese che ha sempre creduto nella teoria del complotto giudiziario per metterlo fuori gioco. E pronto anche ad affrontare i suoi detrattori, tra cui il deputato Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, ed esponente di spicco del Partito social-liberale (Psl, di estrema destra) che poco prima del suo annunciato rilascio aveva scritto sui social: «Liberano i banditi e disarmano i cittadini, poveri brasiliani».
La prima reazione di giubilo dall'estero è venuta dal presidente venezuelano, altro idolo della sinistra latinoamericana, secondo il quale «il popolo venezuelano è felice» per la liberazione di Lula. Oltre a Lula, la decisione della Corte suprema potrebbe beneficiare altri 12 condannati nell'ambito della Lava Jato. Tra questi ultimi figura anche l'ex ministro della Casa Civile ed ex braccio destro di Lula, José Dirceu.
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Il Messaggero