Libia, perché la guerra tra Haftar e Al Sarraj. Territorio diviso in 140 tribù, i ruoli di Italia e Ue

Libia, un territorio diviso in più parti con molti attori in campo, circa 140 tribù e 230 milizie armate, tutti decisi a consolidare e a espandere il proprio...

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Libia, un territorio diviso in più parti con molti attori in campo, circa 140 tribù e 230 milizie armate, tutti decisi a consolidare e a espandere il proprio controllo di parte del Paese, soprattutto sulla capitale Tripoli, e poi sulle città di Misurata, Sirte, l'importante porto sull'omonimo golfo e patria del defunto dittatore Muammar Gheddafi, e poi anche su Bengasi. In campo, oltre al governo guidato da al-Sarraj e sostenuto dall'Onu, c'è l'esercito guidato dal generale Haftar, e poi le zone sotto il controllo dei combattenti Tuareg, quelle guidate dalle milizie Tubu e c'è anche una parte del territorio libico in mano allo Stato islamico.




La Libia sta precipitando sempre più velocemente nel caos e anche se Sirte non appare del tutto sotto il controllo del generale Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica ha fatto annunciare una nuova svolta nel conflitto libico: l'avanzata delle sue milizie verso Misurata, nel territorio sotto il controllo di Fayez al-Sarraj, il premier assediato in un'enclave che va restringendosi attorno a Tripoli.

Come è diviso il territorio libico

  • Da Gheddafi alla guerra tra al-Sarraj e Haftar
  • Il governo di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj
  • Il generale Haftar, signore della Cirenaica

Haftar ha dichiarato la presa di Sirte. Un'azione incruenta che fonti dei governativi e alcuni analisti spiegano come una ritirata strategica dopo che una brigata salafita-madkhalita, la 604, avrebbe cambiato schieramento, passando dalla parte del generale. E il suo capo di Stato maggiore, Faraj Mahdawi, ha annunciato l'inizio dell'avanzata verso Misurata, la città 210 km a est di Tripoli detta 'la Sparta di Libia' per la forza delle sue milizie.
La brigata salafita-madkhalita 604 raccoglie miliziani soprattutto in seno alla tribù dei Ferjani, da cui proviene lo stesso Haftar. Inoltre i madkhaliti, pur essendo islamisti ultraconservatori, in ossequio a un principio di lealtà ai capi osteggiano i Fratelli musulmani, molto influenti a Tripoli. I due principali gruppi tribali di Sirte inoltre, i Qadhadhfa e i Warfalla, sarebbero restati fedeli alla memoria di Gheddafi e vedrebbero in Haftar un punto di riferimento.


Da Gheddafi alla guerra tra al-Sarraj e Haftar.

Nel 2011 il regime del colonnello Gheddafi venne rovesciato e da allora la Libia è precipitata nel caos, con molti Paesi stranieri che vogliono far sentire la loro influenza sul territorio libico, come Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, ma anche la Russia e alcuni paesi europei, come la Francia e l'Italia che tenta di ritagliarsi un ruolo nel tenttivo di avviare un processo di pacificazione tra le milizie in campo.

Il governo di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj.

Il governo di Tripoli, guidato dal primo ministro Fayez al Sarraj, è stato riconosciuto dalla comunità internazionale. La Turchia, insieme al Qatar, appoggia il governo di al-Sarraj.



Il generale Haftar, signore della Cirenaica.

Il generale Khalifa Haftar, anziano militare che si presenta come “salvatore”, sul modello del classico “uomo forte” del mondo arabo, a Bengasi è sostenuto con denaro e armi dagli Emirati Arabi Uniti, dall’Arabia Saudita, dall’Egitto e dalla Russia, che fornisce mercenari le cui foto circolano sui social network.



Onu e Ue, che hanno riconosciuto il governo di al-Sarraj, cercano di mediare tra le due parti per cercare una via che porti alla pace. L'Italia, in quest'ottica, sta cercando di ascoltare sia le ragioni di Haftar sia quelle del governo di al-Sarraj sempre per rappacificare le parti in guerra sul territorio libico, dove il nostro Paese ha mantenuto legami e interessi economici di ampio rilievo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero