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Si complica la situazione giudiziaria di Julian Assange, il giornalista e attivista australiano cofondatore e caporedattore dell'organizzazione divulgativa WikiLeaks. L'Alta Corte di Londra ha infatti ribaltato la sentenza di primo grado emessa lo scorso gennaio che negava l'estradizione di Julian Assange dalla Gran Bretagna agli Usa. È stato così accolto il ricorso del team legale americano che si opponeva al no alla consegna dell'ex primula rossa sulla base di un asserito pericolo di suicidio legato - secondo una perizia - al prevedibile trattamento giudiziario e carcerario. È quindi previsto che il caso venga rinviato al tribunale di grado inferiore per essere ascoltato nuovamente.
Assange, la Cia voleva «assassinarlo». Piani pronti nel 2017, poi prevalse la prudenza
«Un grave errore giudiziario». Così Stella Moris, compagna di Julian Assange e membro del suo team legale, ha definito, in un post pubblicato su Twitter da Wikileaks, il verdetto di oggi. Moris ha annunciato la volontà di fare ricorso «al più presto possibile» alle autorità giudiziarie del Regno Unito. II 50enne australiano fondatore di Wikileaks che Washington insegue senza tregua da oltre 10 anni, per la diffusione di documenti segreti, rischia una condanna a 175 anni di carcere negli Usa.
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Il Messaggero