Israele scivola verso nuove elezioni, le terze in meno di un anno. Benny Gantz, il leader centrista di Blu-Bianco che ha vinto di misura le elezioni dello scorso settembre, ha...
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Tuttavia la sorte del tentativo di Gantz era segnata da questa mattina quando il leader nazionalista laico Avigdor Lieberman - che si è confermato king maker della situazione - ha annunciato che erano fallite le trattative per un «governo unitario nazionale e liberale» con il Likud di Netanyahu e con i centristi di Gantz. Ma che, soprattutto, non aveva intenzione di appoggiare nessuno dei due possibili alleati, vanificando così anche quella sorta di scappatoia perseguita da Gantz: un governo di minoranza appoggiato dall'esterno sia da Lieberman sia dai partiti arabi alla Knesset.
Una strada in salita. E così due giorni l'annuncio di Trump sulla legalità per gli Usa degli insediamenti israeliani in Cisgiordania che ha rafforzato la posizione di Netanyahu ma che è stata attaccata oggi sia dalla Santa Sede sia dall'Onu entrambi schierati decisamente sulla soluzione a 2 stati, Israele si ritrova in una clamorosa impasse politica.
Dopo la doppia rinuncia di Netanyahu e quella di Gantz, lo stato ebraico è entrato politicamente in 'un territorio inesplorato' - per usare l'espressione di alcuni analisti - che non ha precedenti nella storia politica del paese. C'è ancora una sottilissima barriera - anche questa mai sperimentata - prima dell'annuncio di nuove elezioni che potrebbero svolgersi a marzo. La legge prevede che i deputati israeliani abbiano 21 giorni durante i quali ogni parlamentare della Knesset (Netanyahu e Gantz compresi) può decidere di appoggiare un collega come primo ministro. Se questo signor qualcuno ottiene 61 seggi (la metà più uno dei 120) allora è primo ministro. Solo se questo non avviene - e allo stato attuale nessuno è pronto a scommetterci - il presidente Rivlin convocherà le urne. Una realtà che in questi oltre due mesi dal voto - con l'incarico prima a Netanyahu, poi a Gantz - tutti i partiti hanno sempre detto di voler evitare ad ogni costo.
Netanyahu ha tentato un ultimo strappo chiedendo a Gantz, dopo le trattative fallite tra Likud e Blu-Bianco, di sedersi ad un tavolo perché ancora «c'era tempo» per un accordo e che le «distanze non erano grandi». Ma soprattutto ha chiesto all'ex capo di stato maggiore di rinunciare all'alleanza con il suo vice Yair Lapid e con l'altro leader centrista Moshe Yaalon, più ostici nei confronti delle richieste della maggioranza di destra e religiosa del premier. Una mossa che Gantz non poteva, e non voleva, fare.
Molto - secondo le indiscrezioni - sembra essersi arenato sulla questione dell'alternanza alla leadership tra Netanyahu e Gantz così come l'aveva immaginata il presidente Rivlin per un governo di unità nazionale.
Il Messaggero