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Forti tensioni in Iran - I recenti «disordini» nel paese contro la morte di Mahsa Amini sono stati «ideati e pianificati dagli Stati Uniti, dal falso e usurpatore regime sionista e dai loro seguaci». Lo ha dichiarato il leader iraniano Ali Khamenei nella sua prima reazione alle proteste in tutto il paese dopo la morte della giovane iraniana.
«Durante i disordini in corso, la polizia e le forze Basij (di mobilitazione) e la nazione sono state oppresse», ha detto il leader aggiungendo: «Ci siamo anche dispiaciuti per la morte di Amini, ma la reazione e i disordini nelle strade non erano normali. I nemici hanno abusato della questione per creare insicurezza nel Paese con l'aiuto di alcuni iraniani traditori all'estero». Deplorando il sostegno internazionale alle proteste, Khamenei ha aggiunto: «Il presidente degli Stati Uniti e le altre autorità americane e i loro Stati mercenari nella regione, tra cui l'Arabia Saudita, e i loro media affiliati hanno sostenuto i rivoltosi, e in una mossa senza precedenti gli americani hanno detto che forniranno strutture soft e hardware per l'accesso a Internet degli iraniani». «Quindi, ogni persona saggia sa che dietro gli incidenti ci sono mani straniere».
Gli Usa: «Siamo inorriditi dalla repressione delle proteste»
«Siamo inorriditi e allarmati dalla repressione delle proteste in Iran». Lo ha ribadito la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa a bordo dell'Air Force One che sta portando il presidente americano Joe Biden a Puerto Rico. «Anche se siamo impegnati in negoziati con l'Iran sul nucleare non cederemo di un millimetro sui diritti umani e delle donne nel Paese», ha detto.
Le proteste per la morte di Mahsa Amini
Le proteste per la morte di Mahsa Amini hanno raggiunto le università iraniane. In particolare, sono state sospese le lezioni presso la Sharif University of Technology dove, secondo gli attivisti, gli agenti hanno sparato sugli studenti e alcuni di loro sono stati arrestati.
Ong: almeno 92 morti nelle proteste
Almeno 92 persone sono state uccise in Iran in seguito alla repressione delle manifestazioni che sono scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza curdo-iraniana di 22 anni deceduta il 16 settembre scorso a Teheran dopo che era stata arrestata dalla polizia perché non portava il velo in modo corretto. A riferirlo è l'Ong Iran Human Rights. Inoltre 41 persone, che non sono da ricollegare alle manifestazioni per la morte di Masha Amini ma che sarebbero da ricollegare alle proteste in seguito allo stupro di una ragazza di 15 anni da parte del capo della polizia di Chabahar, sarebbero state uccise dalle forze di sicurezza nella provincia di Zahedan, Sistan e Baluchistan il 30 settembre portando il bilancio complessivo delle vittime nelle ultime due settimane a 133 morti.
Lezioni sospese all'università di Teheran
L'università della Tecnologia Sharif di Teheran ha sospeso le lezioni in presenza dopo scontri tra studenti e forze di sicurezza nel campus universitario durante la notte. Lo fanno sapere media locali. «A causa degli eventi recenti e della necessità di proteggere gli studenti, tutte le lezioni si terranno on-line da lunedì», riporta Mehr, in riferimento alle proteste che da oltre due settimane vanno a avanti, in vari città del Paese, per Mahsa Amini, la 22enne curda morta il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non portava il velo in modo appropriato.
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