Uscito da poco più di un anno dalle sabbie mobili della guerra al sedicente Stato islamico (Is), l'Iraq in cui arriva in visita il presidente del Consiglio,...
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Sul piano della sicurezza l'Iraq molto faticosamente sta cercando di uscire da una spirale di violenza che l'ha reso tra i luoghi più instabili del Medio Oriente. La guerra tra le milizie sunnite e le truppe americane, il conflitto confessionale, l'ascesa di al-Qaeda prima e dell'Is poi, avevano trasformato il Paese in una polveriera. I progressi dell'ultimo periodo sono tangibili. Anche se restano sacche di resistenza in particolare nel nord, intorno a Mosul, e al confine con la Siria, l'insorgenza jihadista è stata quasi completamente neutralizzata. La serie incredibile di attentati che scuoteva a intervalli regolari Baghdad e le altre principali città, lanciando dietro di sé una lunga scia di sangue, sembra essersi placata. A dicembre nella capitale sono state parzialmente riaperte le strade della 'Zona Verdè, l'area fortificata che ospita uffici governativi e ambasciate. E, alla luce dei risultati positivi nella lotta all'Is, anche la missione militare italiana a sicurezza della Diga di Mosul sarà chiusa entro marzo 2019. Passi avanti sono stati fatti anche nei rapporti tra il governo centrale ed il Kurdistan, uno dei punti più controversi della storia recente dell'Iraq. Dopo il referendum sull'indipendenza del 25 settembre 2017, convocato per capitalizzare il grande lavoro svolto dai peshmerga contro l'Is e riconosciuto a livello internazionale, Baghdad, che ha dichiarato «illegale» la consultazione, era praticamente arrivata allo scontro frontale con Erbil.
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Il Messaggero