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Assassinio del presidente Jovenel Moise, stato d'assedio, caos istituzionale. Haiti, la Nazione più povera e dimenticata d'America latina, si è svegliata con una nuova lacerante ferita che ne inasprisce la già grave crisi politica, sociale ed economica, mettendo a rischio nell'immediato anche la sua già precaria stabilità democratica. In un quadro da tempo caratterizzato da una violenza strisciante, la notte scorsa le cronache hanno segnato una drammatica svolta cruenta: un commando armato, ufficialmente definito dal premier Claude Joseph di 'mercenarì di non chiara provenienza, ha fatto irruzione nella residenza presidenziale, uccidendo il capo dello Stato e ferendo gravemente la consorte, Lady Martine.
Decretato lo stato d'assedio
Quest'ultima è stata data in un primo tempo per morta, ma successivamente l'ambasciatore haitiano nella Repubblica dominicana, Smith Augustin, ha smentito il suo decesso, ipotizzando la possibilità di un trasferimento in un ospedale straniero. Per il momento non si sa molto sugli autori dell'attacco. Si sarebbe trattato di uomini in tuta mimetica nera, alcuni di lingua spagnola e altri inglese, che hanno usato armi di grosso calibro, bombe a mano, e perfino droni, per sopraffare, apparentemente senza problemi, la sicurezza presidenziale. Ma chi può aver finanziato un'azione che ha comportato sicuramente complicità fin nelle alte sfere del potere di Port au Prince, è per ora un mistero. Si ipotizzano i boss di potenti bande malavitose (la principale è una federazione, 'G9 an Fanmi e Alyè, che era in passato considerata vicina al governo), o anche forze straniere alleate con l'opposizione radicale interna.
Il quotidiano The Miami Herald ha sostenuto di essere entrato in possesso di un video dell'assalto in cui gli autori gridavano ai presenti di stare calmi perché «si tratta di una operazione della Dea statunitense».
Inutile dire che la Costituzione in vigore non permetteva a Joseph di adottare queste misure, ma dal gennaio 2020, dopo il rinvio delle elezioni legislative previste nel 2019, il presidente Moise governava il Paese per decreto, prescindendo dalla Carta costituzionale, con un governo da lui designato senza l'esistenza del necessario potere equilibratore costituito dal Parlamento. Per cercare di recuperare almeno in parte un buon funzionamento istituzionale, il governo aveva fissato per il 26 settembre elezioni presidenziali e legislative, insieme ad un referendum costituzionale per approvare un nuovo testo fortemente voluto dal defunto capo dello Stato. Nessuno sa però, se questo appuntamento potrà essere ora rispettato.
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Il Messaggero