Migliaia di studenti scioperano oggi in 150 Paesi, aderendo allo Strike4Climate, sostenendo la battaglia in difesa del clima dell'attivista 16enne svedese Greta Thunberg, che...
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Greta Thunberg, bufera sul tweet di Rita Pavone: «Personaggio da film horror». Poi arrivano le scuse
«Global strike for climate», è stata chiamata così questa mobilitazione giovanile che, partita in sordina, è diventata un vero e proprio movimento, lo Youth for Climate. «A noi ragazzi non rimarrà niente». Non è troppo tardi per salvare la Terra, ma occorre far presto, perché ogni giorno che passa è un giorno perso nella lotta ai cambiamenti climatici. L’Onu calcola che ogni anno muoiono per malattie legate all’inquinamento ambientale 6-7 milioni di persone. «Siamo a un bivio — avvertono gli scienziati nel rapporto — o continuiamo sulla strada attuale, che porterà a un futuro terribile per l’umanità, o ci concentriamo su un percorso di sviluppo più sostenibile. Questa è la scelta che devono fare i nostri leader politici, ora». L’ allarme sui rischi per il pianeta chiede misure concrete per arrivare entro il 2050 ad emissioni zero di gas serra.
Il rapporto dell’Onu — il sesto Global Environmental Outlook, un volume di 740 pagine, redatto negli ultimi cinque anni da 250 scienziati di oltre 70 paesi — spiega che siamo in ritardo. Anche se venissero tagliate le emissioni di gas serra in linea con l’accordo di Parigi del 2015, le temperature invernali nell’Artico aumenteranno di 3-5 gradi entro il 2050 e di 5-9 entro il 2080, devastando l’area e provocando l’innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo, con conseguenze disastrose.
Lo studio conferma, inoltre, che l’inquinamento atmosferico è la principale causa di malattie e provoca milioni di morti premature, con perdite economiche stimate in cinquemila milioni di dollari all’anno. Anche gli inquinanti nell’acqua dolce sono un grandissimo rischio: le infezioni resistenti ad antimicrobici e antibiotici possono moltiplicarsi e diventare fra le principali cause di morte in tutto il mondo entro il 2050, con un impatto anche sulla fertilità maschile e femminile e sullo sviluppo neurologico dei bambini.
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Il Messaggero