«Ho preso cocaina, in più di un'occasione», anche se è accaduto 20 anni fa e ora «ne sono pentito. È stato un errore»: mette...
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Gove è un fautore della Brexit, ma da posizioni più moderate rispetto al 'kamikaze' Johnson, di cui non sposa la preferenza per un 'no deal' o comunque la scadenza improrogabile del 31 ottobre con o senza accordo, per il quale ha proposto una possibile dilazione. Al momento i bookmaker della politica collocano Gove terzo nella corsa all'eredità della May dopo Johnson e il ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, pragmatico come lui e, come lui, meno divisivo dell'ex inquilino del Foreign Office, a cui favore però gioca la vulcanica personalità che ne hanno fatto una celebrità assoluta, nel bene e nel male.
Corsa molto delicata, quindi, alla quale Gove ha inteso iniettare una dose di onestà e sincerità, di solito apprezzate in politica. Apprezzamento dichiarato da uno dei suoi rivali minori nella corsa verso Downing Street, il 'brexiteer' oltranzista Dominic Raab, secondo cui l'ammissione non deve costargli la corsa. Raab ha detto di averne «ammirato l'onestà», dopo avere a sua volta ammesso recentemente di aver fumato marijuana in gioventù, ma precisando di «non aver mai assunto droghe di classe A».
Un bel contrasto con la confessione di Gove: «Ho assunto droghe in molte occasioni, in occasione di eventi sociali, oltre 20 anni fa», ha confessato il ministro al tabloid conservatore Daily Mail. «All'epoca ero un giovane cronista. È stato un errore. Ci ripenso e mi dico: 'Vorrei non averlo mai fatto'», ha aggiunto Gove, che in agosto compirà 52 anni, anticipando al contempo, usando il fattore sorpresa, le polemiche future.
Gove ha infatti inteso giocare d'anticipo sull'uscita imminente della sua biografia, scritta dal giornalista Owen Bennett, dal titolo «Michael Gove: A Man in a Hurry» (Un uomo che ha fretta), nel quale ammette di aver tirato cocaina durante la precedente selezione del leader dei Tory del 2016. «Il libro è corretto», ammette. «Ovviamente, sta ai miei colleghi parlamentari e ai membri del partito conservatore decidere se io debba essere il leader», ha detto, coronando il suo azzardo.
E mentre il Regno Unito si arrovella entrando nella 'lunga estate' della Brexit, la più famosa tradizione monarchica al mondo, baciata da una giornata di sole splendente, ha riempito il centro di Londra di colore, con l'annuale parata di Trooping the Colour.
Il Messaggero