Gino Strada morto mentre il "suo" Afghanistan esplode. «Qui curiamo tutti, civili e talebani»

Sembra quasi uno scherzo del destino, che Gino Strada se ne sia andato proprio nel giorno - un venerdì 13 - in cui le grandi città dell’Afghanistan cadono una...

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Sembra quasi uno scherzo del destino, che Gino Strada se ne sia andato proprio nel giorno - un venerdì 13 - in cui le grandi città dell’Afghanistan cadono una dopo l’altra, come in tragico Risiko, in un gigantesco domino. Nel Paese in cui oggi i talebani tornano a spadroneggiare, a causa del ritiro americano, Gino Strada aveva costruito una rete di ospedali con Emergency. E - attaccato per questo dalle forze occidentali - si faceva vanto di soccorrere tutti, senza porsi il problema se fossero civili o miliziani islamici. 

I giorni difficili del sequestro

Al tempo del sequestro del fotoreporter Gabriele Torsello, nel 2006, si era speso per chiedere la sua liberazione. «Abbiamo messo a disposizione tutti i nostri contatti in loco», ci aveva detto in quei giorni al telefono. Era stato proprio lui, aveva precisato Strada, a stabilire per primo un contatto con Emergency: «Era stato Lashkargah il giorno prima del suo rapimento, il nostro ospedale è l'unica presenza non militare occidentale nella regione. In tutto l'afghanistan, Emergency ha una sua credibilità: abbiamo curato più di un milione di persone. Siamo molto contenti».

 

Ogni vita umana va salvata

Quando un ferito entrava in sala operatoria, non si chiedeva certo chi fosse. Cercava soltanto di salvargli la vita. «L'Italia - spiegava - fa parte dell'occupazione militare straniera dell'Afghanistan. Ogni giorno dicono che uccidono venti, sessanta talebani e noi spesso le facce di quei “talebani” le vediamo in ospedale. Abbiamo l'ospedale pieno di bambini feriti dai bombardamenti. Qui ci vedono come forze d'occupazione. È per questo che ogni tanto qualcuno ci lascia la pelle».

Torsello fu liberato dopo 23 giorni di prigionia, e l'intervento di Gino Strada fu cruciale per arrivare a questa svolta. 

 

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Il Messaggero