Giappone, il futuro verde riparte da Fukushima

Giappone, il futuro verde riparte da Fukushima
Il futuro verde del Giappone riparte da Fukushima. Si chiama Fukushima Hydrogen Energy Research Field (FH2R) il progetto per la produzione di idrogeno dall’energia solare...

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Il futuro verde del Giappone riparte da Fukushima. Si chiama Fukushima Hydrogen Energy Research Field (FH2R) il progetto per la produzione di idrogeno dall’energia solare situato nell’area della città di Namie, a 250 km da Tokyo e a pochissima distanza dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, gravemente danneggiata a seguito del terremoto e dello tsunami del marzo 2011. Namie prova, attraverso la tecnologia legata all’idrogeno, ad attirare imprese e nuovi cittadini o a riconquistare quelli vecchi. Soltanto 1500 persone sono tornate dopo il disastro, rispetto ai 17mila residenti rimasti tali solo sulla carta. In cantiere ci sono stazioni a idrogeno per auto, treni e biciclette e progetti per zone industriali completamente alimentate a energia pulita. La costruzione dell’impianto FH2R è iniziata nel 2018 ed è stata completata nel marzo del 2020, su iniziativa dell’agenzia governativa Nedo con Toshiba, Tohoku Electric Power, Iwatani e Asahi Kasei.

L’obiettivo è promuovere un modello di business per sfruttare al massimo le possibilità offerte dall’idrogeno, sia come fonte di energia sia come bene oggetto di scambi commerciali, cerando di bilanciare offerta e previsioni di domanda. Il concetto di base: l’idrogeno è una risorsa fondamentale allo sviluppo sostenibile perché non produce emissioni di gas serra, può essere stoccato, trasportato ed esportato in tutto il mondo, può essere integrato ad altre risorse e utilizzato in vari campi. L’impianto si estende su 22 ettari e arriverà a produrre 180 kg di idrogeno all’ora. Ci sono una struttura per l’approvvigionamento dell’acqua e una per lo stoccaggio dell’idrogeno liquido, che poi viene trasportato in autobotti, e una centrale di controllo. Tutto è stato costruito secondo criteri antisismici una volta e mezza più sicuri di quelli degli edifici comuni. Il Giappone, nel dicembre 2017, è stato il primo Paese al mondo a lanciare una propria Strategia nazionale per l’idrogeno. Il piano giapponese punta a farne una risorsa a basso costo.

L’obiettivo è raggiungere un prezzo di 2,6 euro per kg entro il 2030 e 1,7 euro entro il 2050. «Arrivare nel 2050 a coprire il 18% della produzione energetica con l'idrogeno ottenuto con il solare, eliminando gas naturale e carburanti fossili nei trasporti: a questo pensa il Giappone, nel percorso verso zero emissioni», ha spiegato Ohira Eiji di Nedo. Sarà in particolare il settore dei trasporti a godere della transizione energetica. Entro il 2030, il Giappone, leader del settore, conta di arrivare a 800mila auto a idrogeno, oggi ne ha 6.500; e a 1.200 autobus a pila a combustibile rispetto ai 100 di oggi. Per garantire questi risultati, nell’arcipelago dovranno essere costruite almeno 900 stazioni di rifornimento per l’idrogeno, oggi ce ne sono 160.

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Il Messaggero