L'accusa aveva chiesto per i tre dirigenti una condanna di 5 anni di carcere, asserendo che la utility avrebbe potuto prevenire il disastro se avesse adottato misure...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Fukushima, allarme acqua radioattiva: «Non c'è più spazio, sarà versata nel Pacifico»
«Sarebbe impossibile lavorare per una centrale nucleare se gli operatori fossero obbligati a prevedere il verificarsi di uno tsunami e adottare le misure adeguate»: la sentenza della Corte distrettuale di Tokyo parla chiaro, giudicando non colpevoli il presidente settantanovenne e i suoi due vice, la cui difesa argomentava le ragioni legate all'elemento dell'imprevedibilità: l'onda anomala causata da un sisma di tali proporzioni non era immaginabile, malgrado le rilevazioni di una indagine governativa del 2002 ipotizzassero frangenti fino a 15,7 metri lungo la costa del Tohoku, a nord est dell'arcipelago.
Oltre alle vittime del disastro, tra cui i pazienti obbligati ad evacuare da un ospedale locale - morti per malnutrizione e disidratazione, anche 13 feriti coinvolti nell'esplosione di idrogeno all'interno nelle unità 1,3 e 4. L'interruzione dell'impianto di raffreddamento, come conseguenza all'allagamento delle turbine provocò la fusione dei reattori 1, 2 e 3 innescando un ordine di evacuazione per 160.000 residenti. Tepco si è astenuta dal commentare la sentenza e ha rinnovato le scuse alle famiglie delle vittime, ribadendo la propria determinazione nei lavori di smantellamento dell'impianto e nel processo di decontaminazione dell'area.
Prima del processo penale - l'unico del suo genere - nei confronti del gestore e del governo di Tokyo sono state avviate circa 30 cause legali dai cittadini, determinati a dimostrare che la dirigenza della società era in grado di prevenire il disastro se avesse preso misure appropriate. «Il processo penale era difficile perché richiedeva un livello di prevedibilità specifico», ha spiegato Tsutomu Yonekura, capo degli avvocati che rappresentano le vittime del disastro di Fukushima. «La sentenza di non colpevolezza per i dirigenti, tuttavia - aggiunge ancora Yonekura - non dovrebbe esonerare la Tepco dalle proprie responsabilità e l'obbligo dei risarcimenti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero