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L’ipotesi è che progettassero un colpo di Stato in Francia e, anche se i numeri del piccolo esercito non sono preoccupanti, il gruppo eversivo di estrema destra aveva già eseguito i sopralluoghi per mettere in atto le azioni violente. Il piano era comunque quello di occupare i luoghi istituzionali e i media. L’inchiesta ha portato due giorni fa la polizia a notificare in carcere a Remy Daillet una nuova ordinanza cautelare: è sospettato di essere collegato alla cellula “Honneur et nation” il gruppo dell’ultradestra che avrebbe anche pianificato un attacco a una loggia massonica nell’est della Francia. Sarebbe lui, già detenuto per il rapimento di Mia, una bambina di 8 anni, la mente dell’organizzazione pronta ad attaccare centri vaccinali e antenne 5G. Al momento sono quattordici le persone appartenenti all’estrema destra coinvolte nella vicenda. E così cresce l’allarme dell’intelligence francese per la saldatura tra i gruppi ultranazionalisti ed estremisti e il movimento complottista antigovernativo che ha dichiarato guerra al sistema, ritenendo che Macron sia al «servizio del denaro e che bisogna porre fine al grande capitale».
L’ALLARME
«Dal 2017 - spiega uno dei responsabili dei servizi segreti francesi, in Italia per un confronto sull’allarme terrorismo - sono stati smantellati sei gruppi eversivi di estrema destra.
LA STRATEGIA
«La strategia nei confronti dei gruppi eversivi è cambiata - spiega ancora la fonte dell’intelligence - Venti anni fa, queste organizzazioni venivano tenute sotto controllo, chi gravitava intorno alle cellule, era sotto osservazione, si studiavano le mosse e le evoluzioni dei gruppi, ma oggi non può più essere così. Il rischio di azioni estemporanee e di singoli, con effetti pericolosi, è troppo alto. Non si può attendere, perché sono persone armate, capaci di realizzare azioni violente estemporanee. La preoccupazione riguarda tutti i paesi occidentali». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero