Immaginate una foresta tropicale grande come 30 campi di calcio che sparisce in un minuto. Avrete un'idea di quello che è successo nel mondo nel 2018: 12 milioni di...
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Il conto sull'ecosistema perduto lo ha fatto un think-tank dell'Università del Maryland, negli Stati Uniti, il Global Forest Watch.
Gli effetti sono la riduzione dell'assorbimento di gas serra (le foreste smaltiscono il 30% di quelli prodotti dall'uomo), la distruzione delle comunità indigene, l'estinzione di specie animali e vegetali, che non hanno più il loro habitat. Un quarto della perdita di foresta tropicale nel 2018 si è avuto in Brasile. Seguono Repubblica Democratica del Congo e Indonesia, con un 10% a testa. Una pesante deforestazione si è registrata anche in Malaysia e Madagascar. Quest'ultimo ha perso nel 2018 il 2% della sua foresta tropicale. Il rapporto di Global Forest Watch indica anche la perdita di foresta vergine, quella mai toccata dall'uomo: nel 2018 è stata di 3,6 milioni di ettari, l'equivalente del Belgio.
Ancora una volta è stato il Brasile a fare la parte del leone, con un terzo della perdita totale, seguito da Repubblica Democratica del Congo, Indonesia, Colombia e Bolivia. Il think tank registra lo sforzo dell'Indonesia contro la deforestazione, che in quel paese è calata del 40%. Ma dall'altra parte, il Ghana ha aumentato il tasso di distruzione dei suoi boschi del 60%, la Costa d'Avorio del 26%. In Colombia, la fine della guerriglia delle Farc ha fatto aumentare la deforestazione, poiché nuovi territori sono diventati praticabili per l'agricoltura. E poi c'è il Brasile. Nel 2018 Jair Bolsonaro non era ancora presidente, e i dati di Global Forest Watch si riferiscono alle politiche del governo precedente (di sinistra). Ma il nuovo capo dello stato (di estrema destra) in campagna elettorale ha promesso di togliere i vincoli ambientali e sociali ai territori indigeni (il 13% del paese) e di renderli sfruttabili per l'agricoltura e le miniere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero