Pillole di iodio contro le radiazioni nella cassetta dei farmaci,...
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LA STRATEGIA
Il ragionamento è semplice: l'Europa non può permettersi un secondo Covid, la pandemia che colse tutti i Paesi di sorpresa e senza gli strumenti adeguati. Insomma, è un «radicale cambio di mentalità», ragiona un diplomatico che segue il dossier. Molti governi, però, hanno fatto muro e ricordato che il tema della sicurezza è e resta di esclusiva competenza nazionale: tanto che quello che fino alla vigilia è stato il punto 18 delle conclusioni ha "ballato" per tutto il giorno, fino a tarda serata, nel documento finale. Poco cambia, tecnicismi a parte: il tema di garantire una preparazione militare-civile rafforzata e coordinata tra i Paesi dell'Unione resta. Toccherà alla prossima Commissione Ue, che si insedierà in autunno, valutare se elaborare il piano, assegnandogli, se passa la linea oltranzista, pure un vicepresidente e un pacchetto di risorse economiche. Dovrebbe così affiancare il progetto con cui Bruxelles vuole rafforzare in fretta l'industria della difesa del continente con l'obiettivo di produrre più armi in Europa e di assicurare più commesse pubbliche, attraverso appalti congiunti, alle sue aziende militari. Un proposito che si sposa anche con l'esigenza di diventare più autonoma rispetto allo scudo transatlantico garantito finora dagli Usa. Cosa in concreto potrà contenere la "Preparadness Union" è già tema di confronto a Bruxelles, tra scettici e sostenitori. Forte della sua posizione geografica, la Finlandia - che con la Russia condivide 1.340 chilometri di confine e che negli ultimi mesi ha ampliato la capacità dei suoi bunker fino a poter contenere quasi il 90% della popolazione nazionale - sa di poter fa scuola con quello che, tra i nordici, è il modello della "difesa totale" o della "sicurezza onnicomprensiva": coinvolge ogni singolo dipartimento del governo, ma fa appello anche alla adeguata formazione dei cittadini. Perché c'è pure un fattore psicologico importante da non sottovalutare in caso di minaccia imminente: tutti devono avere consapevolezza delle minacce, sapere esattamente cosa fare e che comportamenti adottare per limitare e minimizzare rischi e danni. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ora che l'Europa è passata alla modalità "economia di guerra" è tornata a mettere l'elmetto che aveva indossato da ministra della Difesa della Germania, è tra i fautori più convinti.IL RAPPORTO
Due giorni fa ha incaricato, non a caso, proprio l'ex presidente della Repubblica finlandese Sauli Niinisto, che ha appena concluso il mandato, di redigere un report su come rafforzare la preparazione civile e militare dell'Ue: «Sappiamo che l'ambizione di Vladimir Putin non si esaurisce in Ucraina; al contrario, parla della sua «missione storica», un riferimento che è fin troppo familiare alla Finlandia, che ha imparato a vivere accanto a un vicino così imprevedibile e aggressivo, il che ne ha plasmato profondamente la società». In tempi di crisi, tutti, ha aggiunto von der Leyen, devono essere «in grado di contribuire a salvaguardare le funzioni vitali, garantire l'approvvigionamento di base per la popolazione e sostenere le forze di difesa». Insomma, la messa a punto di una strategia comune diventa solo questione di tempo.Il Messaggero