Pedro Sanchez, chiaro vincitore delle elezioni spagnole e primo ministro socialista, avrà bisogno di alleati per poter governare. Il suo partito, il Psoe, ha ottenuto 123...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Chi è Pedro Sanchez: il socialista tenace per fermare la destra
Spagna, per Sanchez il nodo alleanze: ipotesi governo senza catalani
Socialisti: pronti a governare da soli. Il partito socialista del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez appare orientato a governare da solo, dopo il successo elettorale di ieri. Lo ha fatto capire la vicepremier Carmen Calvo, intervistata dall'emittente Cadena Ser. «Pensiamo di poter proseguire con la formula con quale abbiamo iniziato», ha detto la Calvo, riferendosi all'attuale governo di minoranza.
I requisiti. Nessuno sembra aver dimenticato la foto di piazza Colon, dove Rivera si è trovato sullo stesso palco a Madrid con il leader dei Popolari Pablo Casado, ma anche, seppur ad una certa distanza fisica, con Santiago Abascal, il fondatore del partito di estrema destra Vox. Secondo la costituzione spagnola, il primo ministro incaricato deve ottenere almeno la maggioranza dei voti (176) la prima volta che si presenta in parlamento per la fiducia. Se c'è una bocciatura è possibile un secondo voto 48 ore dopo, nel quale basta avere più voti favorevoli che contrari. In questa fase le astensioni dei piccoli partiti nazionalisti saranno cruciali per il voto di fiducia.
Sanchez potrebbe in teoria provare a governare da solo, ma il suo sarebbe un esecutivo di minoranza molto fragile. Le altre opzioni sono far entrare Podemos nel suo governo oppure stringere un patto di legislatura per ottenere il sostegno esterno del partito di Pablo Iglesias e di qualche lista indipendentista. In quest'ultima opzione potrebbe esserci un governo socialista con qualche indipendente gradito ai partiti sostenitori. Podemos porta in dote solo 42 seggi.
Per arrivare alla soglia magica dei 176 voti servono i voti di piccoli partiti nazionalisti: i baschi del Pnv (6 deputati) e Bildu (4), i valenciani di Compromis (1), i cantabrici del Prc (1) e Coalicion Canaria (2). Politicamente sarebbe più semplice senza la sinistra basca di Bildu, ma allora mancherebbe un voto. C'è poi l'incognita dei nazionalista catalani: l'Erc di Oriol Junqueras ha 15 seggi e il JxCat sette. Non è chiaro se si opporranno totalmente a Sanchez, che ha respinto ogni proposta di referendum sulla Catalogna, o se sceglieranno di astenersi al secondo voto. Dall'altra parte dello spettro politico, un governo di destra non ha i numeri per governare. Il Partito Popolare di Pablo Casado, al suo peggior risultato di sempre, ha ottenuto solo 66 seggi e con i 57 di Ciudadanos, si ferma ai 123 deputati, che potrebbero salire a 125 con il partitino regionale della Navarra. Anche con il sostegno dell'estrema destra populista di Vox (24) non si raggiunge la maggioranza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero