Gli Stati Uniti sono stati «lenti nel riconoscere la minaccia del coronavirus in Europa». Il dottore e virologo Robert Redfield, responsabile dei Centri...
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Coronavirus, il New York Times elogia il "modello Italia": «Perché l'America non fa come lei?»
«È qui che è arrivata la grande ondata negli Stati Uniti», l'ammissione di Redfield. Gli Stati Uniti hanno limitato i viaggi dalla Cina il 2 febbraio e dall'Europa il 13 marzo, ma dall'8 marzo il «Covid-19 circolava già tra la comunità di New York City» e, entro il 15 marzo, la trasmissione comunitaria del virus era già diffusa. Quando l'amministrazione di Donald Trump ha bandito i viaggiatori dall'Europa, il virus si stava già diffondendo a New York, secondo il rapporto di “Cdc Found”. Anche i test erano limitati all'inizio dell'epidemia, permettendo alle persone con casi non rilevati di diffondere il virus.
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Il governo era pronto a inviare «un gruppo di scienziati entro una settimana, ma il governo cinese ha rifiutato di farli entrare», ha detto Redfield. Ma, nonostante tutto, il direttore resta ottimista sul fatto che il paese possa avere il sopravvento nella battaglia contro il coronavirus. «Vorrei che ora ci riunissimo, riconoscessimo e vedessimo la possibilità di poter battere questa pandemia», ha detto. «Non siamo impotenti. Non dobbiamo aspettare un vaccino, anche se penso che avremo successo prima di quanto molte persone pensino. Abbiamo l'arma più potente nelle nostre mani in questo momento, voglio dire che è un un'arma enormemente potente: la mascherina: questo virus può essere sconfitto se le persone indossano solo una maschera».
Il Messaggero